I magistrati lo interrogano, infarto Mubarak ricoverato d’urgenza

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GERUSALEMME – Era davanti al procuratore Abdullah al-Shazli per rispondere delle accuse di violenze contro il suo popolo durante la rivoluzione di gennaio, ma il suo cuore non ha retto ed è stato colpito da un infarto. Hosni Mubarak, l’ultimo Faraone d’Egitto, è stato ricoverato ieri pomeriggio d’urgenza all’ospedale internazionale di Sharm el Sheikh, sul Mar Rosso, dove l’ex presidente è agli arresti domiciliari insieme alla sua famiglia dallo scorso 11 febbraio. La crisi cardiaca è avvenuta in un oscuro commissariato di polizia a Tur Sina, capoluogo del Sinai del sud dove Mubarak era stato trasferito ieri mattina, quando sotto un’ingente scorta dei servizi di sicurezza aveva lasciato la lussuosa villa, dove vive agli arresti insieme alla famiglia, a bordo di un blindato dell’esercito. Le condizioni di salute di Mubarak, che ha superato le 82 primavere, non sono buone da tempo; un tumore allo stomaco lo ha già  costretto a una lunga degenza in Germania, dove è stato operato nel 2010. Problemi che si sarebbero accentuati dopo la sua caduta; nelle scorse settimane si sono rincorse molte voci sul precipitare della situazione clinica dell’ex raìs. Ma le speculazioni su un trasferimento all’estero per motivi di salute erano state smentite sia dalla Giunta che governa ora in Egitto che dalla magistratura. All’intera famiglia Mubarak, fra l’altro, da più di un mese è stato ritirato il passaporto. La gravità  del malore che ha colpito l’ex raìs non è chiara. «Il paziente è in condizioni stabili», si limita a rispondere Moahmmed Fathallah, direttore sanitario dell’ospedale internazionale della località  balneare. Il corrispondente della tv di Stato a Sharm el Sheikh ha confermato la presenza dell’ex presidente all’ospedale, che si troverebbe nel reparto riservato alle personalità  importanti in compagnia delle sue guardie del corpo. L’ospedale è stato messo sotto stretta sorveglianza dalla polizia militare e dall’esercito. Mubarak e i suoi due figli, Alaa e Gamal – anch’essi interrogati ieri sera nella stessa caserma di polizia – devono fornire spiegazioni ai magistrati sul ricorso alla violenza contro le manifestazioni durante le proteste di febbraio, che ha fatto ufficialmente 800 morti e migliaia di feriti. E rispondere delle accuse di frode e sperpero di denaro pubblico nel quadro delle inchieste anti-corruzione. Solo venerdì scorso centinaia di migliaia di manifestanti erano scesi in piazza al Cairo per chiedere al Consiglio supremo delle forze armate e al suo capo, il maresciallo Hussein Tantawi, di portare rapidamente a processo Mubarak, la sua famiglia e il suo entourage. La prima risposta era venuta dallo stesso Mubarak, che in un messaggio audio domenica aveva smentito di avere accumulato ricchezze durante il suo regime trentennale, affermando che si sarebbe difeso con tutti i mezzi legali per rispondere alla campagna di diffamazione. La magistratura egiziana aveva replicato annunciando che quelle affermazioni non avrebbero modificato il corso delle inchieste. Gran parte dei ministri dell’ultimo governo Mubarak sono finiti in cella in queste ultime settimane con diversi capi di imputazione.


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