Guerra alla mafia nei cantieri. FILLEA lancia “Edilizia e legalità “

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L’ex procuratore nazionale antimafia, il prefetto, l’esperto di appalti pubblici nonché consulente dei giudici di Mani pulite e i due sindacalisti della Cgil. È un pool antimafia quello messo su dalla Fillea, il sindacato degli edili di Corso d’Italia, che ha dichiarato guerra alla criminalità  organizzata, troppo spesso e per troppi anni con le mani sugli appalti più golosi della Penisola: dal “sacco di Palermo” alla Salerno Reggio Calabria, fino agli affari nel Nord Italia svelati dalle ultime inchieste giudiziarie. Il 25 marzo è nato l’Osservatorio nazionale “Edilizia e Legalità ”, il cui comitato scientifico è presieduto dall’ex procuratore antimafia Pier Luigi Vigna, e di cui fanno parte il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, direttore dl Ccasgo – il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere – l’ingegnere Ivan Cicconi, ex capo della segreteria tecnica del ministero del Lavori pubblici e direttore di Itaca – Istituto per la trasparenza negli appalti e la compatibilità  ambientale. Poi Walter Schiavella, segretario generale Fillea-Cgil e Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale che si occupa dell’Osservatorio. Il gruppo ha appena lasciato Morano Calabro, in provincia di Cosenza, dove ha discusso di come «Prevenire le infiltrazioni criminali nel settore delle costruzioni» e si è dato appuntamento a Palermo per la fine del mese, esattamente per il 29 e il 30 aprile, per lanciare la sua una proposta sulla confisca delle aziende edili in odor di mafia. Giorni, luogo e argomento non sono scelti a caso, perché il 30 aprile di 29 anni fa nel capoluogo siciliano veniva ucciso Pio La Torre. L’iniziativa palermitana è organizzata insieme alla fondazione che porta il nome del sindacalista e politico comunista siciliano, promotore della legge sul reato di associazione mafiosa e di quella sulla confisca dei beni criminali (risultato raggiunto solo nel 1996 grazie all’associazione Libera). L’Osservatorio ha già  lanciato una campagna perché il caporalato diventi un reato da perseguire con il carcere: «Un delitto che riduce l’uomoa cosa, a materiale umano», dice l’ex prefetto nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna. Il nostro obiettivo, aggiunge Ivan Cicconi, è «contrastare le infiltrazioni mafiose nei luoghi di lavoro, lo sfruttamento degli esseri umani, l’uso distorto del denaro pubblico, lo scempio del territorio». Ma anche «dar vita a una struttura con funzioni conoscitive, di studio e di proposta per evidenziare la diffusione della illegalità  e rendere consapevoli tutti i cittadini dei danni che ciò provoca alla collettività ». Un esempio è l’analisi dell’efficacia dei protocolli per la legalità  siglati in Italia dalle associazioni, dalle imprese e dalle istituzioni, negli ultimi dieci anni. Cosa è cambiato con la sottoscrizione di questi protocolli? Negli appalti sottoposti a queste regole le mafie hanno condizionato più o meno di prima le aziende, i committenti, i lavoratori e gli amministratori? «Domande che trovano una risposta nello studio realizzato da Cicconi», dice il segretario Salvatore Lo Balbo: «Molti protocolli sono validi e vanno estesi, ma non basta una firma per sconfiggere la criminalità . Le mafie continuano a operare e lo Stato non si è ancora ripreso il controllo del territorio». E il rischio è che le cose peggiorino: «La crisi dell’edilizia ha accentuato le debolezze strutturali del settore », dice Walter Schiavella, segretario generale della Fillea: «Troppe imprese, pochi controlli e un mercato regolato dagli appalti al massimo ribasso e dai subappalti. Una situazione aggravata dall’azione del governo, che non investe e agisce per accelerare la deregolamentazione». In questo senso, l’ultima minaccia è la proposta di innalzare a 1,5 milioni di euro il tetto sotto il quale assegnare lavori pubblici senza indire una gara, ma solo con trattative private. «Oggi il limite è di 500mila euro – spiega Schiavella – e neanche l’Ance (l’Associazione dei costruttori, ndr) è favorevole a aumentarlo». Del resto, aggiunge il sindacalista, «in edilizia, come in politica o nell’economia, sono le buone regole a determinare la qualità  del mercato. Da noi, purtroppo, vengono predilette le logiche emergenziali, la deregolamentazione e gli appalti al massimo ribasso». Nulla di strano, dunque, se nella Fillea milanese qualcuno tema un possibile commissariamento dell’Expo 2010 con l’affidamento del pacchetto completo alla protezione civile, «magari ricreando esperienze già  viste per esempio alla Maddalena». Il ragionamento è il seguente: «A oltre tre anni dall’assegnazione dell’evento non c’è nulla di concreto. Restano altri tre anni per fare tutto. Qualcuno potrebbe far scattare l’emergenza».


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