Governo sicuro: il referendum salta

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ROMA – «E’ uno scippo, un imbroglio». L’emendamento anti-nucleare del governo resta al centro dello scontro politico. All’indomani delle parole di Silvio Berlusconi secondo il quale l’atomo è «un destino ineluttabile» per il Paese, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, punta il dito contro «il tradimento completo delle intenzioni dei referendari». Nel giorno in cui alla Camera arriva il decreto legge omnibus, approvato dal Senato la scorsa settimana, con le norme che farebbero saltare il referendum del 12 giugno, il governo ribadisce che nella sua azione non ci sono contraddizioni: «L’abrogazione dell’impianto normativo per il ritorno all’atomo – sostiene in aula il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani – ha lo stesso effetto di un eventuale esito abrogativo del referendum». Un dietrofront? Tutt’altro: «Abbiamo preso solo una posizione di buon senso – afferma il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – con i fatti giapponesi abbiamo ritenuto di prendere questa decisione e riaffrontare il problema in un momento dove l’emotività  è meno presente». L’opposizione torna a parlare di «truffa». «Se la Cassazione ritenesse che le dichiarazioni irresponsabili del presidente del Consiglio avessero un fondamento giuridico – sostiene Pierluigi Bersani – non vedo come sarebbe possibile non fare il referendum, perché evidentemente in quelle affermazioni c’è il tradimento completo delle intenzioni dei referendari. Ben prima del Giappone – rivendica il leader Pd – avevamo detto che il piano nucleare del governo non stava in piedi, da qualunque punto di vista lo si guardasse, tanto è irrazionale e sbagliato. E questo piano, allo stesso tempo, ha anche distrutto la politica delle rinnovabili, che ora boccheggia. Quello in atto sul referendum è un imbroglio, uno scippo e ormai si è capito che chi non vuole il nucleare dovrà  anche non volere Berlusconi». Il leader Idv, Antonio Di Pietro, ricorda che «esistono ancora gli spazi istituzionali per bloccare quel che tutti hanno capito essere una truffa portata avanti dal governo Berlusconi: innanzi tutto il Parlamento, che alla Camera non deve votare questa legge, e poi il Capo dello Stato che può e non deve a nostro avviso promulgare una legge chiaramente incostituzionale nella parte in cui viola il diritto dei referendari». La vicepresidente del Senato, Emma Bonino, non si sorprende all’uscita di Berlusconi «perché il governo si è molto sbilanciato sul nucleare a parole, ma nei fatti non poteva: trenta miliardi pubblici per il nucleare non ci sono. Probabilmente voleva rassicurare i francesi sui contratti perché Areva (multinazionale dell’energia, ndr) è in difficoltà  e non riesce a vendere i suoi reattori. Dal punto di vista giuridico sul referendum deciderà  la Cassazione, ma Berlusconi si è dimostrato un ottimo allievo di tanti suoi predecessori, che erano abilissimi ad annullare i referendum con escamotage legislativi». Secondo il deputato di Futuro e Libertà , Fabio Granata, «il tentativo del governo di far saltare i referendum è degno di una compagnia di imbroglioni che regge su un drappello di mercenari». Esprime riserve anche il segretario generale della Cgil: «Noi ci siamo espressi contro il piano nucleare – dichiara Susanna Camusso – non ci convince come il governo sta affrontando il tema. Si è cercato di evitare il referendum». Intanto in base a un sondaggio effettuato dalla Doxa, in Italia i contrari al nucleare sono passati dal 71% di prima della catastrofe giapponese, al 75% attuale: pari a 3 italiani su 4.


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Se Susanna Camusso usa contro Elsa Fornero gli stessi toni che Sergio Cofferati usò contro la riforma dell’articolo 18 quasi dieci anni fa, se Cgil e Lega sparano insieme contro il governo colpevole della riforma delle pensioni esattamente come fecero diciassette anni fa buttando giù il primo Berlusconi, la spiegazione può essere una sola: tutto questo tempo è passato invano.

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