by Editore | 27 Aprile 2011 7:21
Da Daraa giungono testimonianze attraverso social network, impossibili da verificare, di manifestanti che urlavano «il popolo e l’esercito siriano sono uno» prima che l’esercito aprisse il fuoco. Untestimone racconta ad Al Jazeera che si ha paura ad attraversare la strada per la presenza di cecchini sui tetti delle case. Forze di sicurezza in assetto da combattimento pattugliano ancheDuma, sobborgo vicino Damasco. A Banias, dove nel pomeriggio si è tenuta una manifestazione in solidarietà con Daraa con 10,000 partecipanti che cantavano «il popolo siriano è uno» contro le accuse di divisione settarie secondo Al Jazeera, si teme la repressione da parte di polizia emilizie di sostenitori di Assad, gruppi di civili armati di manganelli, bastoni elettrici e qualche fucile che si vedono girare insieme anche nella capitale. L’Ong siriana per i diritti umani Sawasiah riferisce di almeno 20 vittime a Daraa e dell’arresto di 400 oppositori in altre parti del paese nelle ultime ore. Nadim Houry, direttore dell’ufficio di Beirut di Human Rights Watch, ha dichiarato alla Bbc che «venerdì è iniziata una nuova fase. Il governo ha optato per una risposta militare con l’obiettivo di spazzare via le proteste e ricostruire ilmuro di paura che era caduto in alcune parti della Siria».Ma alcuni attivisti dubitano che l’obiettivo sarà raggiunto. Secondo l’agenzia siriana Sana l’esercito è stato invitato ad intervenire a Daraa per difendere i civili dagli attacchi di gruppi armati di terroristi, contrastando la tesi che le proteste siano pacifiche. Ci sono voci di defezioni da parte di soldati dell’esercito. Nei giorni scorsi due parlamentari e lo sceicco – autorità religiosa sunnita di nomina governativa – di Daraa si sono dimessi in segno di protesta contro le violenze. Ieri è stato il giorno delle condanne internazionali contro la violenta repressione delle proteste in Siria. Secondo il quotidiano libanese an Nahar sono almeno sei le personalità siriane ai vertici dell’apparato di sicurezza contro cui gli Stati uniti potrebbero applicare sanzioni economiche, quasi tutti membri della famiglia del presidente Bashar al Assad o di clan alawiti a lui alleati tra cui Maher al Assad, fratello minore del raìs e capo della Guardia Repubblicana, reparto speciale dell’esercito, considerato il principale responsabile della repressione daimanifestanti. Contro di lui sono stati cantati slogan come «Maher, codardo, manda le tue truppe nel Golan» (territorio siriano occupato da Israele dal 1967 ndr). Anche tra i paesi europei cresce la richiesta di sanzioni. Il presidente francese Sarkozy, campione dell’interventomilitare in Libia, ha dichiarato «inaccettabile» la violenza in Siria. Francia e Italia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta chiedendo aDamasco la fine della violenta repressione e l’adozione di sanzioni da parte di Unione Europea ed Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro la Siria. È prevista a breve una riunione dei ministri degli esteri dei 27. Ma Sarkozy ha dichiarato che la Francia non è disponibile a un intervento militare contro la Siria senza una risoluzione dell’Onu, intervento che appare almomento altamente improbabile. Si respira preoccupazione nella capitale e, anche se non si tratta ancora di una fuga, sempre più stranieri stanno abbandonando il paese seguendo l’invito delle proprie ambasciate.
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