Giustizia, scontro Alfano-Bersani

by Editore | 5 Aprile 2011 7:15

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ROMA – Se il clima politico di una settimana si giudica dalle parole dei protagonisti, allora basta riproporre quanto si dicono sulla giustizia – uno a Washington, l’altro a Roma – il Guardasigilli Alfano e il segretario del Pd Bersani. Tutti e due hanno parlato con Repubblica e adesso sono politicamente lontani come non mai. «Non replico agli insulti personali, così gli italiani possono giudicare la differenza di metodo e di stile» dice il ministro della Giustizia a Bersani che gli ha dato dell’«arrogante» e del «servile». E Bersani di rimando: «Perché si offende? L’ha detto lui che con la riforma “epocale” si sarebbero fermate le leggi ad personam, ma dalle leggi ad personam siamo invasi, ce ne sono due alla settimana». Napolitano le avrebbe volute «condivise» queste leggi sulla giustizia. Ma non ci siamo proprio, se l’alter ego di Berlusconi parla così al capo del Pd. E soprattutto se, come accadrà  oggi nell’aula di Montecitorio, lo scontro sulla giustizia raggiungerà  l’acme. Si vota sul conflitto d’attribuzioni per mandare alla Consulta il caso Ruby. E si comincerà  a votare, se non stasera tardi da domattina, sulla prescrizione breve, la norma che fulminerà  il processo Mills e che ha fagocitato il processo breve perché privato del suo potere di “salvare Silvio”. Sarà  battaglia durissima, a cui, come stiamo per vedere, le truppe degli opposti gruppi si sono preparate a puntino. Innanzitutto vediamo che succederà  concretamente nell’ordine dei lavori. Questione non burocratica, visto il caos e la rissa furibonda della settimana scorsa sull’inversione dell’ordine del giorno per mandare avanti la prescrizione; poi sul rinvio della stessa prescrizione; poi su La Russa. Per questo il Pdl ha studiato con cura ogni passaggio. Il capogruppo Fabrizio Cicchitto non ha lasciato nulla al caso. Intanto ha letteralmente inondato di telefonate, lettere, e-mail, sms i deputati. Vietata qualsiasi assenza, anche per malattia. Poiché ne va della sopravvivenza della legislatura, tutti saranno presenti. Ancora ieri c’è chi giurava che stanno per arrivare altri Responsabili. Dai numeri alla tattica. Si vota subito sul conflitto d’attribuzione. In diretta tv, ma con inspiegabile fretta, alla chetichella, cinque minuti per gruppo, senza che il Paese possa capire perché si vuol fare questo conflitto per “scippare” il processo ai pm e ai giudici ordinari di Milano per darlo al tribunale dei ministri. Senza dire che si sta già  pensando all’improcedibilità , anche se Alfano assicura che «non è in calendario». La verità , come sostengono nell’opposizione, è che ormai il conflitto è dato per acquisito. Ci sarà , questo sì, la prova dei numeri, pur se un simile voto non richiede maggioranze qualificate. Ma il problema è un altro, la prescrizione breve. Qui la mente di Cicchitto ha partorito una strategia stringente. Niente inversione dell’ordine del giorno dopo lo spettacolo della settimana scorsa. Si seguono i punti già  fissati. Conflitto (meno di un’ora), ddl sui piccoli comuni (tempo stimato, un paio d’ore), e siamo alle 18, massimo 18 e trenta. Toccherebbe alla responsabilità  civile dei giudici infilata nella legge comunitaria. Quella che giusto ieri la commissione Riforme del Csm ha bocciato perché «mette a rischio l’indipendenza delle toghe», produce «contenzioso su contenzioso», «non è stata richiesta dalla Ue». Che fanno Pdl e Lega? Rispediscono il tutto in commissione e liberano il campo per la prescrizione breve. Eccola, stasera intorno alle 19, male che vada domattina alle 10, la nuova norma “salva Silvio”. Schiatta il processo Mills, metà  maggio, al massimo metà  giugno. Dice il capogruppo Pd Franceschini: «C’è una differenza ormai intollerabile tra quello che accade nel mondo e il Parlamento che lavora solo sui problemi di Berlusconi». In effetti il Pdl si dà  un gran da fare per chiudere per giovedì sera, massimo venerdì. Ma non si ferma. Tant’è che al Senato riprende quota il famoso ddl sul processo penale, relatore l’avvocato del premier Piero Longo, zeppo di tante norme sfruttabili nei processi del Cavaliere. Maggior potere ai difensori che possono imporre la lista dei testi al giudice, sentenze passate in giudicato inutilizzabili in altri processi, polizia giudiziaria autonoma rispetto al pm. Una panacea, se passasse. Alla Camera ecco un’altra legge (di Maurizio Bianconi) per non usare affatto le intercettazioni. Contro il Csm che si appresta a bocciare la prescrizione breve come una norma che «renderà  impossibili le indagini sulla corruzione», Gasparri e Quagliariello fanno forcing per la loro legge-bavaglio su pareri e pratiche a difesa delle toghe. A difesa delle quali oggi l’Anm sale al Colle per chiedere la protezione di Napolitano.

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