Giornata internazionale dei rom: i passi avanti dell’Ue, i timori dell’Italia

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ROMA – Domani si celebra la 40sima Giornata internazionale dei rom, o meglio, il Romano Dives. Una giornata che ha preso il via in occasione del primo Congresso internazionale del popolo rom, riunitosi a Londra l’8 aprile del 1971, da cui si è costituita la Romani Union, la prima organizzazione internazionale rom riconosciuta dall’Onu nel 1979. Spesso passato in sordina, a volte dimenticato, il Romano Dives è un evento che ha attraversato decenni segnati da discriminazioni e che oggi torna alla ribalta richiamato proprio da eventi tragici che hanno scosso l’Italia, dai rimpatri voluti dalla Francia e da un clima di emergenza imposto dalle istituzioni che a volte dimentica di riconoscere al popolo rom i propri diritti scritti nero su bianco su Carte che li definiscono universali.  

Una giornata per richiamare con urgenza l’attenzione sui diritti, ma anche sulla cultura di popolo definito ancora “nomade” da media e istituzioni, anche negli atti ufficiali, nonostante sia ‘fermo’ da anni e ricco di bambini nati e cresciuti nel posto in cui vivono senza spostarsi di un solo centimetro. Un mondo paradossale che “fa notizia” quando è la cronaca nera a parlarne, quando viene colpito da sgomberi senza preavviso o quando un incendio uccide chi era già  vittima. Ma mentre piovono soldi per finanziare i vari piani d’emergenza, manca da parte dei governi lo stesso impegno per quanto riguarda l’inclusione e non perché manchino i fondi. A denunciare questa contraddizione, nei giorni scorsi, è Viviane Reding, commissaria Ue alla giustizia. “Non c’è traccia di misure per l’integrazione dei rom” ha detto agli Stati membri a Strasburgo denunciando che dei 26,5 miliardi di euro messi a disposizione da Bruxelles, solo il 25% è stato utilizzato o richiesto.

Un disinteresse generale verso i progetti di integrazione che emerge anche da uno studio presentato da Reding e realizzato in 6 paesi – Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Romania – dove il 42% dei bambini rom conclude la scuola primaria contro una percentuale del 97,5% degli altri bambini. Solo il 10% va alla scuola secondaria. Inferiore anche il tasso di occupazione quando invece “l’integrazione dei rom – ha spiegato Reding – porterebbe ricchezza, grazie all’aumento della produttività , alla diminuzione delle spese sociali e all’incremento del gettito fiscale”. Secondo la Banca Mondiale l’ingresso dei rom nel mondo del lavoro in alcuni paesi, come la Bulgaria in cui sono oltre il 10%, porterebbe a benefici quantificati in oltre mezzo miliardo di euro all’anno. Anche l’aspettativa di vita non coincide con il resto della popolazione europea. Un rom vive in media 10 anni in meno e la mortalità  infantile è 5 volte superiore a quella delle altre popolazioni europee.

La Giornata internazionale dei Rom, però, stavolta potrà  festeggiare un piccolo successo. In Europa, infatti, qualcosa si muove. Il Parlamento europeo ha finalizzato nei giorni scorsi una proposta in materia di inclusione del popolo rom approvando la relazione di Là­via Jà¡rà³ka, popolare ungherese e unica eurodeputata rom. Una strategia innovativa che si basa su una valutazione dei fattori socio-economici legati all’emarginazione dei rom. Sull’occupazione, la strategia Ue dovrà  assicurare un accesso effettivo al mercato del lavoro, oltre a misure di contrasto al lavoro sommerso e in favore dell’assunzione di rom nell’amministrazione pubblica. Per quanto riguarda l’educazione si chiede di impiegare un numero maggiore di mediatori e insegnanti rom nelle scuole per garantire l’educazione anche nella loro lingua. Mentre sul tema della discriminazione l’Europa chiede ai governi di combattere ogni forma di violazione dei diritti fondamentali, A sostenere la creazione di enti europei sotto la supervisione dell’esistente Task Force per i Rom per assicurare un uso più mirato dei fondi europei a disposizione dei governi nazionali e locali. Il testo dovrebbe passare al Consiglio europeo il 24 giugno.

In Italia, saranno al centro della giornata i diritti fondamentali scalzati dalla logica dell’emergenza, secondo quanto continuano a denunciare le associazioni che si occupano del rispetto dei diritti dei rom. Il “Piano nomadi” va avanti tra le critiche, mentre tutti guardano con preoccupazione ad un futuro fatto di interventi “inefficaci e fallimentari”, come li definisce l’associazione 21 luglio che si occupa da anni dei minori rom nella capitale. Si chiudono i campi abusivi, anche quelli meglio inseriti sul territorio, mentre gli sgomberi, secondo Amnesty International, spesso violano i più semplici diritti. E proprio l’associazione 21 luglio e Amnesty nella giornata di domani organizzano una Tavola rotonda dal titolo “Dove abitano i diritti umani? I rom e il diritto a un alloggio adeguato” presso la facoltà  di scienze sociali della Pontificia università  Gregoriana a Roma, per parlare dei diritti dei rom partendo da quelli fondamentali, come quello ad avere una vita dignitosa. (ga)

 

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