Frattini “promuove” gli insorti Roma pronta a mandare armi

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ROMA – Non accadrà  ma l’Italia secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini sarebbe anche pronta a fornire armi ai ribelli libici per fermare l’avanzata delle truppe di Gheddafi sulle città  liberate. Questo, assieme al riconoscimento da parte di Roma del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) come «unico interlocutore politico legittimato a rappresentare la Libia», è il frutto della breve visita del “ministro degli Esteri” dei ribelli a Roma. Ali Al Isawi riparte dall’Italia con un risultato notevole, ma che di sicuro è frutto più delle scelte decise dalla Farnesina e dal governo italiano che della sua capacità  di convincere. L’annuncio del riconoscimento e la cauta apertura sulle forniture di armi è stato fatto ieri mattina da Frattini durante una conferenza stampa con l’ex ambasciatore libico in India, l’uomo che da qualche giorno è l’esperto in politica estera del Consiglio. Offrire armi ai ribelli è una soluzione estrema di fronte alle violenze di Tripoli, e ieri sera Gheddafi ha offerto nuovi argomenti a chi crede che con lui ormai non ci sia altra strada che quella dello scontro militare fino alla fine. L’agenzia libica Jana lascia filtrare l’ultima minaccia gheddafiana: la possibilità  che venga tagliata l’acqua alla popolazione di Bengasi. Una nota del ministero dell’Agricoltura libico annuncia catastrofi «umane ed ambientali» se gli «aerei invasori» e «le forze del male continueranno a sganciare il loro carico di bombe sulla fascia costiera libica». In quel punto passano le condotte del “Grande Fiume Artificiale”, il super-acquedotto fatto costruire dal colonnello negli Anni Ottanta. Quell’acquedotto rifornisce anche Bengasi, e il ministero dell’Agricoltura avverte che «le condutture potrebbero danneggiarsi» se gli attacchi della Nato continuassero. Una minaccia chiara, se non basteranno le bombe vi toglieremo anche l’acqua. Sono anche minacce come questa che hanno convinto Frattini e Farnesina, dell’ineluttabilità  dello scontro con Gheddafi. Frattini ha negato che il riconoscimento sia un modo per accodarsi alla Francia, che lo aveva fatto già  il 10 marzo: «Gli amici francesi hanno preso una decisione, che noi ovviamente abbiamo apprezzato, ma credo che sia difficile immaginare di poter soppiantare l’Italia nel cuore e nelle relazioni storiche che l’Italia ha e avrà  con la Libia». La rivalità  c’è, ma ormai la Farnesina ritiene di essere non solo riuscita a risalire la china, ma anche di poter aprire una fase migliore con Parigi. Sulla questione delle armi ci sono mille difficoltà . Innanzitutto, i ribelli chiedono agli alleati carri armati, armi controcarro e altre armi pesanti. Ma poi molti, come il Dipartimento di Stato, temono che in una situazione così in evoluzione molte armi possano finire nelle mani sbagliate, per esempio di gruppi terroristici stile Al Qaeda che negli anni in Cirenaica hanno sempre avuto le loro basi.


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