by Editore | 13 Aprile 2011 6:28
WASHINGTON – I conti pubblici scoppiano e sono pure truccati; quelli italiani «sono meno deteriorati di altri». Il Fmi lancia l’allarme: per la prima volta dal dopoguerra il debito delle economie avanzate sfonderà il tetto del 100% del Pil. Con la crisi, le necessità di finanziamento «sono a livelli record». Cresce la tentazione di ricorrere a «trucchi» per centrare gli obiettivi, tecnica usata nel recente passato da tutti, anche dagli italiani. Perciò, «ci vuole più trasparenza, bisogna agire in via preventiva», ammonisce Carlo Cottarelli, economista Fmi e autore del «Fiscal monitor». Tradotto significa: risanare sì, ma senza trucchi. Preoccupa il debito-monstre degli Usa e quello del Giappone, lievitato dopo il terremoto. Per l’Italia, al contrario, gli obiettivi di bilancio fissati dal governo «sono più o meno appropriati» e il deficit 2010 è «più basso» del previsto. Il debito invece «è per tradizione alto». Proprio oggi governo esamina il Documento di economia e finanza per il 2011 articolato in due sezione: la prima è il Programma di stabilità che aggiorna il quadro di finanza pubblica; la seconda è il Piano nazionale di riforma la vera novità prevista dagli accordi Ue: è triennale e indica le misure strutturali per ridurre deficit e debito e rilanciare la crescita, la famosa «scossa». Si parla di stanziamenti per il Sud, di riduzione del carico fiscale con due aliquote, di opere pubbliche, di modifiche dell’articolo 41 della Costituzione. Il ministro Tremonti lo presenterà a Bruxelles entro il mese, come anticipato all’Ecofin di Budapest e lo porterà con sé a Washington, dove è atteso per i vertice G7 e G20, nel week-end. Conti boom e trucchi. «Stratagemmi contabili», nella dizione di Cottarelli, che indica alcuni esempi concreti, citando un lavoro di altri studiosi. Nel caso italiano si fa riferimento ad operazioni del decennio 1993-2003, quando si sono succeduti i governi Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Berlusconi: ebbene, nel periodo, sono stati fatti trucchi con un «impatto medio» pari allo 0,66 del Pil l’anno. Sono 30 gli espedienti usati tra cui le cartolarizzazioni (con cui il paese «ha raccolto 66-90 miliardi di euro»), la riclassificazione delle debito delle Ferrovie, l’Eurotassa e la vendita di alcuni asset pubblici, oltre a complessi swap e varie una tantum. Anche in Portogallo l’impatto medio è stato dello 0,66% del Pil; in Grecia invece di 2 punti di Pil annuali. Operazioni simili sono avvenute pure negli Usa e in Gran Bretagna. Lo studio si ferma al 2003. Non è detto che poi queste tecniche siano scomparse. Sempre sull’Italia il Fiscal monitor fornisce alcune cifre nuove: la spesa pubblica 2011 scende al 49,8% del Pil, con entrate al 45,4%; ritorna l’avanzo primario (al netto degli interessi) pari allo 0,2% del Pil; in assenza di misure ulteriori il deficit-Pil scenderà sotto il 3% solo nel 2016 e non nel 2013 come spera il governo. La consueta «missione» Fmi sul bilancio ci sarà a maggio. «E’ normale che in periodi di pressione i governi cerchino di ridurre deficit e debito con operazioni di bilancio per non adottare soluzioni dolorose», spiega Cottarelli. Per prevenire, servono «trasparenza», «regole» e «controlli».
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