Fiat/Airaudo (Fiom): Marchionne ha fallito, non siamo noi il suo “problema”
«Avevamo già preso un impegno – spiega a ilsussidiario.net Giorgio Airaudo, segretario nazionale e responsabile auto della Fiom – con i lavoratori e le lavoratrici, spiegando che saremmo potuti arrivare anche alle vie legali. Anche perché sappiamo che gran parte di loro erano e sono sottoposti a una condizione di oggettiva ricattabilità : Pomigliano non aveva una missione produttiva, a Mirafiori si lavorava una settimana al mese, mentre la ex Bertone è ferma da 6 anni. Le “innovazioni” di Fiat non sono quindi neutre, ma vengono presentate in situazioni dove i lavoratori sono più deboli». Ma perché questo ricorso arriva “solo” adesso? Perché è molto complesso, riguarda diverse materie e non solo le attività sindacali: qui entriamo anche nel campo del diritto societario e quindi abbiamo voluto studiare molto bene il caso, con l’aiuto di un collegio di sette avvocati. La nascita della newco di Pomigliano viene utilizzata da Fiat per far nascere un contratto nazionale specifico per l’auto, quindi il nostro atto era inevitabile. Non siamo abituati a fare cause “dimostrative”, scegliamo questa strada quando siamo di fronte a casi estremi. Avremmo potuto anche andare in Tribunale qualche settimana fa, ma abbiamo pazientato per vedere se il lavoro di questi mesi, nei quali abbiamo esplorato tutte le vie negoziali possibili, cercando soluzioni per Mirafiori e per la ex Bertone, fosse in grado di aprire degli spazi contrattuali, ma così non è stato. La reazione di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, alla notizia del vostro ricorso è apparsa, però, abbastanza fredda («Se una categoria, legittimamente, decide da sola, valuteremo; ci riserviamo di avere una opinione»). Non ho letto ancora le sue dichiarazioni. Tuttavia, credo che sia normale che la Cgil abbia le sue opinioni, così come è normale che la causa venga fatta dalla Fiom, perché tocca a noi farla. Ma cerchiamo di capirci su un punto: noi privilegiamo le vie contrattuali e negoziali, quelle legali sono un’estrema ratio di fronte a gravi e persistenti violazioni. E in questo caso ci pare che ci siano state. Che tempi prevedete per un pronunciamento? Considerando che si tratta di una causa ordinaria e che il Tribunale di Torino è abbastanza veloce, prevediamo che ci possano volere 5-6 mesi. Probabilmente la prima udienza potrebbe essere anche prima dell’estate, anche se questo dipenderà dalla mole di lavoro del Tribunale. È possibile ora, dopo il deposito del ricorso, cercare ancora un accordo con Fiat? Cosa dovrebbe fare l’azienda per convincervi a un passo indietro? In tutti i Tribunali si chiede alle parti se sono in grado di giungere a una mediazione. C’è, però, un problema molto semplice: Fiat ha prodotto da ormai un anno un’azione che doveva portare innovazioni e ottenere il consenso dei lavoratori. Il risultato a oggi è che ha creato più disaccordi che accordi, più divisioni che unità tra i sindacati, ha spaccato un’associazione imprenditoriale e, soprattutto, ha diviso i lavoratori. Non si può non tener conto di una parte importante di lavoratori del gruppo Fiat che, ovunque ha avuto la possibilità di esprimersi, per quanto in condizioni di opinioni non liberissime (come nel caso dei referendum di Pomigliano e Mirafiori), è andata ben oltre la rappresentanza della Fiom. La Fiat non ha quindi un problema con la Fiom, ma con la maggioranza dei propri lavoratori, che considera troppo onerose le condizioni che vengono poste, perché possono peggiorare le condizioni di lavoro e separare il lavoro dai diritti. La scorsa settimana siete andati dai lavoratori di Pomigliano per spiegare questa vostra decisione. Qual è stata la loro reazione? Molto positiva. Siamo andati a informare i lavoratori, perché gli avevamo detto che saremmo potuti arrivare a una causa. D’altronde la Fiom in tutti gli stabilimenti ha sempre detto che questa strada non poteva essere affrontata dai lavoratori, cui abbiamo chiesto di fare quello che è nelle loro possibilità , non di essere dei “kamikaze”. I lavoratori sono persone che ogni mattina si alzano per portare a casa la pagnotta e lo vogliono fare tenendo insieme il lavoro e i diritti. Non è giusto chiedergli di scegliere tra l’uno e gli altri. Ed è per questo che abbiamo sempre detto che il sindacato si assume la sua responsabilità . Domani (oggi, ndr) ci sarà un importante incontro per il futuro dello stabilimento ex Bertone di Grugliasco. Cosa vi aspettate da questo tavolo? Se non arriverà l’investimento della Fiat, condizionato all’accettazione del contratto già siglato per Mirafiori e Pomigliano, che ne sarà di quei circa 1100 lavoratori? Come ogni incontro, anche quello di domani va considerato come un fatto positivo. Si tratta poi della prima volta che saranno presenti tutti i segretari confederali e tutti i segretari dei metalmeccanici e ci auguriamo che possa essere utile. La Fiat, però, non può scappare dalle sue responsabilità : ha rilevato lo stabilimento della Bertone in piena crisi e intende utilizzarlo per fare delle auto speciali. I lavoratori le vogliono fare e sono disponibili a fare i conti con la flessibilità nei turni, ma non si capisce come si possa far pagare loro un problema di assenteismo, visto che da 6 anni (8 in termini discontinui) non lavorano, e non si capisce qual è il problema di governabilità di cui parla Fiat nel caso di Grugliasco. In ogni caso, la Rsu della ex Bertone ha detto che se ci sarà un’ipotesi di accordo lei lo porterà in votazione e i lavoratori potranno decidere cosa fare. A Melfi, invece, la maggioranza dei vostri delegati era pronta a firmare l’accordo sull’adozione del sistema Ergo-Uas per l’organizzazione del lavoro, ma la decisione è stata poi sospesa. Ci sono dei dissidi al vostro interno? Per il nostro Statuto, per come è fatta la Fiom, sono i lavoratori che dicono se noi dobbiamo firmare o no. So che c’è molto dissenso tra i lavoratori e so che ci sono dei delegati che ritenevano più utile firmare, e altri che la pensavano diversamente, ma questa è normale discussione, c’è sempre. Quel che conta adesso sono le assemblee del 20 (domani, ndr) in cui si spiegherà ai lavoratori di che tipo di accordo si tratta e saranno loro quindi a dirci se va firmato o no. E anche i delegati credo che si atterranno a quel che diranno i lavoratori. Prima ha parlato di divisioni sindacali. Qual è, a questo proposito, il clima dei rapporti con le altre organizzazioni? Penso che le organizzazioni possono anche dividersi sulle linee da seguire, ma c’è una responsabilità di Fiat nell’aver provocato una spaccatura dei sindacati. Non va poi dimenticata la responsabilità del Governo, che, oltre a non aver fatto nulla in termini di politica industriale verso l’autoveicolo e verso Fiat, ha alimentato il fuoco della divisione sindacale. Il 30 aprile ci sarà l’assemblea nazionale dei delegati della Fiom presso la Fiat. Di che cosa parlerete? Faremo una riunione di sabato, in quanto subiamo una limitazione alle nostre libertà e attività sindacali. Sarà l’occasione per fare il punto, come abbiamo fatto qualche mese fa, sullo stato di una vertenza che noi consideriamo nazionale e non conclusa. I casi di Pomigliano, Mirafiori, Melfi, Grugliasco, ecc. sono, infatti, per noi un fronte unico: è la Fiat che sta scegliendo di muoversi stabilimento per stabilimento. Noi abbiamo sempre detto che avremmo preferito una trattativa generale e tra l’altro non si capisce perché se la Fiat vuole applicare lo stesso modello ovunque continui ad andare caso per caso. Intanto si avvicina la data del 6 maggio, giorno in cui la Cgil ha proclamato uno sciopero generale sul quale la Fiom ha molto insisto. Cosa vi aspettate, in termini di risultato, da questa iniziativa? Ci aspettiamo innanzitutto che unifichi, non lasci soli e tenga insieme i lavoratori, dai punti di crisi alla difesa dei diritti, fino all’ingresso nella rappresentanza del lavoro di quel mondo di precariato e di giovani che ha pagato il prezzo più alto alla crisi. Per quel che ci riguarda nello specifico, il nostro sciopero è stato indetto per 8 ore e lo allargherei ovviamente ai temi della vicenda Fiat che sono all’interno di quei punti che ho appena detto.
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