by Editore | 13 Aprile 2011 6:20
TORINO – Da ieri la Fiat ha nella Chrysler la stessa quota che gli Agnelli hanno in Fiat. Il Lingotto è infatti salito al 30 per cento della casa di Detroit, la stessa partecipazione di Exor nel gruppo di Torino. Marchionne annuncia che Fiat vuole fare di più: «Intendiamo arrivare al 51 per cento e oltre», ha detto ieri l’ad spiegando che «Chrysler è un business che ci piace». Dunque Torino potrebbe anche non fermarsi quando verrà superata la quota di maggioranza e potrebbe acquistare un pacchetto superiore forse immaginando che successivamente, quando la casa americana verrà quotata in borsa, quelle azioni renderanno. Per il momento Marchionne si gode quota trenta e già pensa al prossimo step previsto dall’accordo con Obama: il raggiungimento del 35 per cento quando la Fiat sarà riuscita a produrre in America un’auto a bassi consumi, in grado di percorrere 40 miglia con un gallone di benzina (16 chilometri con un litro). «Il modello ce lo abbiamo già – ha detto Marchionne lunedì – dobbiamo metterlo in produzione. Cerchiamo di riuscirci entro fine anno, non so se ce la faremo». Siccome le previsioni dell’ad in questi mesi si sono rivelate sempre più prudenti della realtà , è probabile che entro fine anno Fiat arrivi al 35 per cento di Chrysler. Ma quello sarà anche il momento in cui potrà scattare in pochi giorni la restituzione dei debiti ai governi americano e canadese e la salita al 51 per cento. A quel punto la Chrysler potrà andare in borsa e si porrà il problema della fusione tra Torino e Detroit. L’annuncio della conquista del 30 per cento era nell’aria da giorni e ieri la borsa non ha premiato il titolo che, anzi, è sceso di oltre l’1 per cento. Oggi le quote della casa americana sono per il 59,2 per cento in mano al fondo pensioni del sindacato Uaw, per il 30 per cento di Fiat mentre l’8,6 per cento è in mano al governo di Washington e il 2,2 a quello di Ottawa. La salita a Detroit è stata commentata positivamente da Emma Marcegaglia. A Torino intanto l’alleanza ha prodotto la nascita di Fabbrica Italia Mirafiori, la newco in joint venture con Chrysler che produrrà i suv nello stabilimento Torino. E’ la prima concreta applicazione del contestato accordo di Mirafiori dopo il referendum: «Con gli accordi di Pomigliano e Mirafiori – ha sentenziato ieri il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi – si sono chiusi gli anni Settanta». Proprio sugli accordi Fiat si è registrata ieri un’importante proposta di mediazione di Sergio Chiamparino che potrebbe riaprire i giochi alla ex Bertone evitando l’accordo separato: «E’ necessario salvare tutte le parti degli attuali accordi che garantiscono il massimo utilizzo degli impianti – ha detto il sindaco di Torino – e sospendere l’efficacia delle norme antisciopero che scatterebbero solo in presenza di assenteismo patologico dopo un periodo di monitoraggio». Proposta che ieri ha incontrato un primo assenso da parte dei sindacati. «Di questa idea – ha aggiunto il sindaco di Torino – ho parlato nei giorni scorsi con i vertici nazionali e torinesi delle associazioni degli industriali». Domani l’incontro Fiat sindacati per verificare la possibilità della mediazione.
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