Fiat accelera e sale al 46% di Chrysler 1,2 miliardi per il 16%, il titolo vola

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TORINO – Fiat salirà  al 46 per cento di Chrysler entro la fine del secondo trimestre 2011. A un anno esatto dal lancio di Fabbrica Italia, Sergio Marchionne accelera e annuncia «l’accordo con i soci di Chrysler». Eserciterà  l’opzione per l’acquisto di nuove azioni (la “Incremental equity call option”) contestualmente al rimborso integrale «nel secondo trimestre 2011 del debito di Chrysler verso i governi statunitense e canadese». Il comunicato del Lingotto precisa che «il prezzo complessivo per l’esercizio della call option (l’opzione, appunto) sarà  di 1.268 milioni di dollari Usa». A questi prezzi Chrysler varrebbe oggi poco meno di 7 miliardi di dollari. Ma è plausibile che una volta quotata in Borsa il suo valore sia destinato a salire di molto. L’annuncio di Torino fa impennare il titolo a Piazza Affari dove a fine giornata si registrerà  un balzo del 4,49 per cento a 6,87 euro, il secondo significativo avanzamento dopo quello dell’altro ieri in concomitanza con la diffusione della trimestrale. L’unica nota negativa nella giornata di Fiat spa è l’annuncio che Fitch metterà  sotto osservazione il titolo di Torino per un possibile downgrade (un declassamento). Non è la prima volta che le agenzie di rating storcono la bocca di fronte alla scalata di Detroit ritenendo che l’esborso di Fiat possa incidere negativamente sui conti del gruppo: «Non ci saranno effetti sui target per il 2011», ha risposto ieri Marchionne agli analisti. Oggi per Fitch il rating a breve di Fiat è “B” mentre quello a medio lungo termine è “BB+”. La mossa di Marchionne ha riaperto le polemiche sul futuro della Fiat in Italia. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha giudicato «una via virtuosa» quella imboccata dall’ad di Torino e ha aggiunto che Fiat «è un player italiano che comunque rimane radicato in Italia». Il responsabile lavoro del Pd Stefano Fassina appare meno ottimista: «Ci auguriamo che Marchionne metta nella realizzazione del piano industriale lo stesso interesse e ottenga lo stesso successo che ha nelle iniziative finanziarie». Le reazioni sindacali riflettono le tensioni riesplose in questi giorni sul contratto della ex Bertone, che il Lingotto vuole simile a quelli di Mirafiori e Pomigliano. «La salita in Chrysler – dice Susanna Camusso, leader della Cgil – è la conferma dello spostamento del baricentro della Fiat verso gli Stati Uniti» mentre per Raffaele Bonanni (Cisl) «alla ex Bertone la Cgil crea problemi perché continua a guardare indietro». Ieri al Lingotto si è riunito il cda della Fiat Industrial per la prima trimestrale dopo la separazione dalla Fiat Spa. La società  che produce macchine agricole (Cnh) e camion (Iveco) ha migliorato i conti rispetto allo stesso periodo del 2009 con un utile netto di 114 milioni (che si confronta con una perdita di 34 nel 2010) e ricavi per 5,3 miliardi, in crescita del 19 per cento. Industrial ha confermato i target del 2011 creando così qualche malumore in Borsa che ha pesantemente punito il titolo (-3,45 per cento a 9,8 euro). «Non è mai accaduto che nel primo trimestre aumentassimo i target», ha commentato Marchionne in conference call. L’ad ha anche precisato che non è allo studio alcuna alleanza tra Iveco e la divisione camion della Daimler: «Sia chiaro: tutto il chiasso che c’è intorno a Daimler e Iveco è creato da Daimler».


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