Etnie, lingue e religioni “Ora siamo 1,2 miliardi”

by Editore | 1 Aprile 2011 7:10

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 Oltre 2,7 milioni di funzionari e volontari hanno girato per un anno tutto il Paese Immaginate una terra che ospiti tutti i cittadini di Stati Uniti, Pakistan, Indonesia e Bangladesh messi insieme. Ora aggiungetevi un’assortita macedonia di 2000 etnie, ventinove lingue e sei religioni. Ed ecco che avrete l’India, versione 2011: una nazione da 1.210.193.422 persone: il 17 per cento degli abitanti della Terra. A fotografare la straripante popolazione del Subcontinente è l’ultimo censimento indiano. Una conta mastodontica per la quale è stato impiegato un esercito folto come una metropoli: 2,7 milioni tra funzionari e volontari. Muniti di questionari come i loro primi predecessori (che nel 1871 contarono 237 milioni di indiani), e di mappe satellitari in un anno hanno raggiunto gli abitanti di 7000 città  e 600mila villaggi: dagli eremiti sull’Himalaya ai tribali delle Andamane, passando per i diseredati degli slum di Mumbai e gli aborigeni che abitano le foreste infestate dalla guerriglia maoista. Ne è venuta fuori una gigantografia: con delle buone notizie. È vero: negli ultimi dieci anni si sono aggiunti sulla Terra 181 milioni di indiani, cioè è come se una nazione come il Brasile si fosse aggiunta al Subcontinente. Ma il suo tasso di crescita demografico è rallentato di quattro punti dal 2001 e sceso: al 17,5 per cento. Certo, è sempre un’enormità  rispetto agli stitici livelli di crescita europei. Ed è anche una percentuale che promette di scippare alla Cina (che oggi conta 1,3 miliardi di persone) lo scettro di nazione più popolosa al mondo entro il 2030. Tuttavia la popolazione indiana non era mai cresciuta così lentamente nella sua storia moderna. Di fatto, senza adottare leggi draconiane come quella cinese del figlio unico o ricorrere alla vasectomia obbligatoria come tentò di fare negli anni ‘70, il gigante indiano è sulla buona strada per disinnescare la bomba demografica. Merito di un benessere che pian piano si va diffondendo anche nelle famiglie più povere. E che spinge non solo ad avere meno figli: ma anche a mandarli di più a scuola. L’altro dato positivo emerso dal conteggio demografico, infatti, è che l’India è sempre più istruita. Gli indiani che sanno leggere e scrivere nel 2001 erano il 65 per cento: ora sono il 74 per cento. Su questo fronte il sorpasso sull’antagonista Cina sembra ancora lontano, tuttavia esistono già  regioni sviluppate come il Kerala che hanno performance superiori alla media degli abitanti dell’Impero di Mezzo: il 93 per cento. E in dieci stati della federazione la percentuale è al di sopra dell’85 per cento. Ancora più sorprendente è che a guidare le file dei neo-alfabetizzati siano le bambine. Ma l’India, si sa, è paese che viaggia a molte velocità . Così, se l’istruzione femminile ha subito un’accelerazione di oltre un punto percentuale l’anno, allo stesso tempo il censimento mostra che il rapporto demografico tra i sessi è sempre più strambo. Dieci anni fa ogni mille bambini nascevano 927 bambine: oggi il rapporto è di mille a 917. Ovvero: l’India ha un’economia che galoppa (+8,6 per cento), una forza lavoro giovane, sempre più poderosa e istruita, eppure resta una società  patriarcale, dove gli aborti selettivi restano comuni. Anzi crescono: perché se il desiderio di avere un figlio maschio è immarcescibile negli indiani, l’aborto (di un feto femminile) è sempre più economicamente accessibile. Il fallimento delle politiche del governo per prevenire i fetocidi, come il divieto di esami prenatali e gli incentivi alle famiglie con bambine, è evidente. «Questo è per noi un fatto di grande preoccupazione» ha ammesso il sottosegretario agli Interni Chandramouli presentando i primi dati del censimento. Per gli altri dati ci sarà  da aspettare ancora qualche settimana. Quel che è certo è che per la prima volta il censimento ha raccolto informazioni sulla presenza nelle case di toilette, Internet, telefonini e sul possesso di conti bancari. Mai come stavolta un censimento rivelerà  quanto sia davvero equo e diffuso il progresso indiano di cui tanto si parla.

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