Enav, trovati a Cipro i primi fondi neri “Sei milioni di euro per le tangenti”

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ROMA – Tornano a suonare tutti i campanelli in Enav e Finmeccanica. Una nuova accusa – concorso in frode fiscale aggravata dalla finalità  di corruzione – e una nuova ordinanza di custodia cautelare domiciliare sono state notificate ieri mattina a Lorenzo Cola, il “facilitatore” di Pierfrancesco Guarguaglini, confermato presidente della holding di piazza Montegrappa appena dieci giorni fa. Il “nero” in odore di Servizi che non più tardi del marzo scorso aveva patteggiato una condanna a 3 anni e 4 mesi per il riciclaggio nell’operazione “Digint” (il caso da cui l’affaire Finmeccanica ha preso le mosse e per il quale si trovava ancora agli arresti domiciliari) e che ora torna a salire su una giostra da cui, forse, si era illuso di essere sceso. Per altro non da solo. Ma con Tommaso Di Lernia, amministratore della “Print Sistem”, società  subappaltante e di fatto appendice della “Selex Sistemi Integrati” (azienda di cui è ad Marina Grossi, moglie di Guarguaglini) nel giro degli appalti Enav. Da ieri, ufficialmente latitante, dal momento che l’ordinanza chiede anche per lui la custodia in carcere. Una vecchia conoscenza della giustizia penale, Di Lernia. Già  arrestato nel 2006 nell’inchiesta su Ricucci e i “furbetti del quartierino”, di cui era sodale e “talpa”. Un “Grande Elemosiniere alla vaccinara”, con un passato da muratore e un presente da spregiudicato protagonista del sottoscala del potere. Un romano di 47 anni seduto su una montagna di denaro liquido trasferito all’estero, con in tasca la terza media, dall’accesso privilegiato ai salotti che contano, persino ad uomini di qualche strategico gabinetto ministeriale. Capace dunque di squagliarsela il 27 marzo scorso, su un aereo per New York. Quattro giorni prima che il gip Anna Maria Fattori firmasse il suo ordine di cattura. Un viaggio “improvviso”, comunicato alla Procura con l’assicurazione di un rapido rientro, giustificato con la frottola di «un urgente intervento odontoiatrico al figlio residente negli Stati Uniti» di cui «aveva avuto notizia il 22 marzo». Quando cioè – come è poi stato accertato dalla polizia giudiziaria – aveva già  in tasca da quattro giorni un biglietto per l’America, dove Di Lernia conta quattro residenze: tre a Miami, una a New York. Di Lernia e Cola, dunque. Il passaggio è cruciale in questo affaire che ormai compie l’anno. Perché, come è possibile leggere nelle 41 pagine dell’ordinanza che ne dispone la cattura, oggi è con loro e attraverso di loro che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Paolo Ielo trovano il primo nitido riscontro documentale all’accusa formulata nel novembre scorso. Parliamo dell’inchiesta per la quale sono indagati per corruzione, tra gli altri, Marina Grossi della “Selex”, il responsabile delle relazioni esterne Finmeccanica Lorenzo Borgogni e l’ad di Enav Guido Pugliesi. E la cui ipotesi è che gli appalti per le opere di ingegneria aeroportuale, civile ed elettronica, che nel tempo Finmeccanica ha ottenuto da Enav siano stati pilotati da un macroscopico e capillare sistema di corruzione, di cui tutti erano consapevoli e che tutti ha arricchito: committenti, mediatori, esecutori delle commesse. Dopo quattro mesi di lavoro a fari spenti, Paolo Ielo afferra infatti il filo che consente di dimostrare il reato a monte della corruzione, il suo pesce pilota – la costituzione di fondi neri in contanti – e i suoi responsabili. Di documentare come su quei fondi neri sono le impronte digitali di almeno due protagonisti del Sistema di appalti Enav – la Selex di Marina Grossi e la sua appendice “Print Sistem” – a dispetto del goffo tentativo di difesa sin qui abbozzato («Non so nulla né di corruzione, né di false fatture», Marina Grossi. «Tutto quel che ho fatto è stata qualche sovrafatturazione», Di Lernia). Si tratta di tre diverse operazioni di false fatturazioni per «prestazioni inesistenti» con cui, tra il dicembre del 2009 e la primavera del 2010, la “Selex” e la sua subappaltante “Print Sistem”, dissimulando pagamenti giustificati dall’esecuzione di opere di ingegneria per il nuovo aeroporto di Doha in Qatar, crearono provviste nere per 1 milione e 100 mila euro destinate a corrompere «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio». Tre operazioni che, temporalmente, coincidono con altrettanti «accantonamenti in nero», per poco meno di 5 milioni di euro, sempre da parte di “Print Sistem” su società  con sede e conti a Cipro (la “Antinaxt trading Limited” e la “Esmaco Limited”). Provviste, anche queste, giustificate da «prestazioni inesistenti» relative agli appalti Enav per l’ammodernamento dell’aeroporto di Palermo “Falcone-Borsellino”, come le altre destinate a corrompere «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio» e in parte – un milione e mezzo di euro, ha scoperto l’inchiesta – avviate da Di Lernia sul conto di Lugano della “Banca della Svizzera Italiana” su cui operava Lorenzo Cola.


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