Emergency richiama il popolo pacifista

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ROMA — Le bandiere bianche e rosse di Emergency mescolate a quelle arcobaleno e a qualche nostalgica falce e martello, i palloncini colorati a sorreggere la scritta «Il fine non giustifica i mezzi» contro il cielo cobalto e oro di piazza Navona, i manifestanti che spiegano ai turisti incuriositi. «La guerra umanitaria e necessaria, come dicono i politici, è una grande bugia» , la voce profonda di Gino Strada, fondatore di Emergency, rimbomba dal palco innalzato per la «Giornata nazionale di mobilitazione contro la guerra» che il Coordinamento 2 aprile ha celebrato in tutta Italia con cortei, fiaccolate, sit in, flash mob e iniziative improvvisate. Per chiedere «lo stop ai bombardamenti e il cessate il fuoco in Libia, per fermare la guerra, la repressione ed aprire la strada a una soluzione politica coerentemente democratica» . Nella capitale la manifestazione centrale, ieri pomeriggio, cui hanno partecipato Moni Ovadia, Vauro Senesi, Amanda Sandrelli, Frankie Hi Energy, Dario Vergassola, Blas Roca Rey. «Bisogna pensare a come far finire la guerra e questo vuol dire immaginare un mondo diverso perché aveva ragione Einstein, che “la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”. La guerra deve diventare un tabù che ripugni le coscienze» , ha aggiunto ancora Strada. Un appello raccolto anche da Enrico Gasbarra, deputato Pd, che alla Camera non ha votato per la missione libica: «Aiutiamo il mondo con la cooperazione, la crescita ed il sostegno, aiutiamo la democrazia, non esportiamola e isoliamo subito i dittatori, non dopo anni di affari e profitti. Per i cattolici poi, è naturale seguire il Vangelo e percorrere con coerenza e determinazione la strada della pace e della difesa della vita» . Su un altro fronte Marco Rizzo, segretario di Comunisti Sinistra Popolare: «Questa manifestazione dovrebbe far capire a larga parte della sinistra che ha perso la bussola. Se Veltroni e D’Alema sono più guerrafondai di Berlusconi, beh, c’è qualcosa che non va. La pace e il lavoro devono restare temi fondanti della sinistra, fanno parte della sua storia. Non è un problema soltanto europeo, in Germania Cohn-Bendit è a sua volta più guerrafondaio della Merkel» . Anche sulle ragioni della guerra, Rizzo è critico: «Non credo si tratti di una vera rivolta popolare, qui parliamo di guerra civile, con ex ministri di Gheddafi passati con gli insorti e la presenza provata di militari stranieri in Cirenaica prima della rivolta. In Egitto e Tunisia è stato diverso» . Rizzo difende «Il Gheddafi anticolonialista di 20 anni fa, non quello degli ultimi tempi, che si è legato a potenze capitaliste pur di restare a galla» . Più cauto Nando Dalla Chiesa: «In piazza? Ci sono ragioni per andarci e altre per esitare. È vero che la guerra è un male e uno Stato non deve mai aggredirne un altro, ma bisogna difendere un popolo che chiede la libertà . E la difesa non può non essere armata» .


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