by Editore | 1 Aprile 2011 7:31
ROMA – Non ci sono precedenti, mai un ministro della Repubblica è stato sanzionato per il suo comportamento in aula. Così la decisione su come procedere contro Ignazio La Russa – colpevole di avere mandato a quel paese il presidente Fini nell’emiciclo di Montecitorio – slitta a martedì prossimo. Per ora Fini si è limitato a leggere in aula il resoconto del Collegio dei questori della Camera ha «deplorato» il comportamento del responsabile della Difesa. Il Pd chiede le sue dimissioni, la Lega con Bossi si rifiuta di difenderlo («meglio se stava zitto») e intanto si studiano le sanzioni. Il centrosinistra propone di sospendergli il diritto di voto come deputato consentendogli però di entrare in aula nella veste di ministro. Ma la giunta per il regolamento, proprio in assenza di precedenti, decide di rinviare tutto all’ufficio di presidenza della settimana prossima. Paradossalmente potrebbe essere lo stesso Fini a dover decidere sulla sua sorte del suo ex colonnello, con il quale i rapporti si sono da tempo deteriorati. Per evitare che in futuro si ricada in una simile incertezza, Fini ha incaricato due componenti della giunta di modificare il regolamento inserendo le sanzioni per i ministri-deputato. «Sottrarli alle regole – spiega Fini- finirebbe per determinare una sorta di immunità nel linguaggio e nei comportamenti che non spetta agli altri onorevoli». Dal canto suo La Russa viene strigliato dal premier per aver fatto perdere tempo sul processo breve ed è costretto a scusarsi per il suo comportamento. Ma, anche se le immagini tv sono eloquenti, nega di avere insultato Fini: «Se lo avessi fatto mi sarei scusato».
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