Dai permessi ai controlli a Ventimiglia i troppi sì di Silvio irritano gli alleati
ROMA – Se davvero si trattava di una guerra simulata e non di un vertice, abbiamo perso netto. Cominciato con il “nemico” alla porta, Sarkozy trasformato in un arrogante Napoleone alle prese con una nuova campagna d’Italia, il vertice italo-francese è finito con una resa quasi incondizionata, un Silvio Berlusconi mai così dimesso, costretto a piegarsi ad ogni richiesta dell’Eliseo. «Tutto questo per ottenere in cambio solo l’appoggio alla candidatura di Mario Draghi?» scherzavano ieri i membri della delegazione francese, stupiti per il modo in cui l’Italia si è rapidamente allineata alle posizioni francesi. Il Cavaliere ha dovuto deporre presto le armi, sconfessando la Lega Nord. «Alla Francia il petrolio, a noi gli immigrati», aveva titolato Libero a proposito dell’intervento voluto da Parigi contro Gheddafi. Malumori che nella Pdl sono tutt’altro che sopiti, nonostante i sorrisi di facciata di ieri. «Incontro molto, molto positivo. C’è stata convergenza su tutti i temi». Dall’Eliseo raccontano che Sarkozy ha chiamato personalmente Berlusconi quando la temperatura delle relazioni bilaterali è cominciata a salire troppo. «Ci siamo parlati – ha confermato ieri il presidente francese – e ho spiegato a Berlusconi che non c’è motivo di litigare». Più che un’offerta di pace, è sembrata un invito a desistere. I due leader si sono chiamati a più riprese negli ultimi giorni. Ogni volta, da Roma arrivava una nuova concessione. Dopo una fase iniziale di forte critica alla Francia capofila degli interventisti, il governo italiano ha scelto di seguire Parigi in Libia. Non a caso la partecipazione dei bombardamenti aerei è stata annunciata da Berlusconi a poche ore dal vertice bilaterale, aprendo così un nuovo scontro con la Lega. La spiegazione di questo atteggiamento l’ha data lo stesso premier: «Abbiamo dovuto prendere questa iniziativa affinché non si possa dire che l’Italia non conta niente». Ma è sull’immigrazione che il neonato asse Silvio-Sarkò provoca più malcontento nella Pdl. Berlusconi è passato dalla profezia di uno “tsunami” umano alla quieta ammissione che la Francia «fa cinque volte più di noi» in termini di accoglienza. Roma e Parigi avevano litigato proprio su Schengen. Il governo italiano aveva concesso i permessi temporanei ai tunisini sbarcati nell’isola di Lampedusa, per permettere a chi lo volesse di raggiungere parenti e amici in Francia. L’esecutivo francese, dal canto suo, di fatto chiudeva le frontiere con l’Italia. Le accuse ai francesi “ostili” e privi di solidarietà , pronunciate appena qualche settimana fa, sono state rapidamente archiviate senza che Parigi dimostrasse di venire incontro all’Italia. E ieri Berlusconi ha firmato la lettera di Sarkozy per chiedere una revisione di Schengen in senso più restrittivo. Infine su Lactalis-Parmalat l’esecutivo italiano ha smentito Tremonti, autore del provvedimento contro le scalate straniere. Ieri il Cavaliere ha dato un sostanziale via libera all’operazione. «Non è un’Opa ostile» ha assicurato. Il premier è apparso quasi sulla difensiva rispetto all’ospite francese, più sicuro di sé. Il paradosso è del vertice è stato proprio questo, il leader del paese ospitante che sembrava straniero a casa propria. Per fare la pace, basta arrendersi.
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