Così si può costruire una vera enciclopedia

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Pubblichiamo il testo della presentazione, che si è svolta ieri nella sede della casa editrice Laterza, del progetto “Encyclomedia per la scuola” diretto da Quando nel 1994 parlavo della natura ipertestuale di Encyclomedia solo da pochissimo si era appreso a navigare con la e-mail ma del World Wide Web si avevano ancora idee imprecise; certamente non era alla portata di tutti, aveva visto la luce forse da meno di un anno, e internet era una parola nota solo alla cerchia ristretta dei fanatici delle nuove tecnologie o agli studenti di Comunicazioni di massa che sapevano degli ambiti militari nei quali si sperimentavano le prime grandi reti informatiche. Encyclomedia, che è stato un antesignano dell’ipertesto multimediale, nasceva insomma senza sospettare che Internet sarebbe stato il suo ambito «naturale», il luogo in cui potenziare la messa in relazione di tutti i testi, le informazioni, le relazioni, i materiali – immagini, suoni, animazioni, cronologie interattive – strumenti che si andavano progettando e realizzando via via con quel nutrito gruppo di lavoro, solo per singole parti. Si riteneva che per realizzare queste novità  occorresse un cd-rom (tra l’altro molto costoso) e non si sapeva si sarebbe un giorno potuto ottenere tutto mettendosi in linea. Però Encyclomedia era già  pronto per Internet. Dovendo introdurre questa nuova edizione on line di Encyclomedia, mi sono pertanto reso conto che non dovevo cambiare l’introduzione scritta allora. Caso mai devo ricordare quali sono i rischi che anche i navigatori più devoti riconoscono a Internet: l’incapacità  di filtrare le informazioni, e la voracità  con cui ci mette a disposizione siti attendibili e siti “folli”, senza poterci informare di quali dovremmo fidarci e di quali no. Proprio perché sono un utente di Internet, ne conosco il rischio fondamentale e vorrei che fosse evitato: Internet è una biblioteca senza filtraggio. Come ho ricordato in altre occasioni, la virtù delle biblioteche, come delle enciclopedie, non è soltanto quella di conservare la memoria, ma di buttare via quello che a una cultura non serve. Ci si sbaglia, magari, a buttare via qualcosa; ma se non buttassimo niente saremmo tutti come quel personaggio di Jorge Luis Borges, Funes el memorioso che ricordava tutto: ogni foglia che lui aveva visto in ogni momento della sua vita, ogni rumore che aveva ascoltato, ogni parola che gli era stata detta e così via; quest’uomo dalla memoria totale era un perfetto idiota incapace di ragionare perché incapace di filtrare. Internet è Funes: contiene tutto, il vero e il falso, è, se vuoi, anche l’Aleph di Borges. Non ci sarebbe niente di male in un’enciclopedia totale che contenesse sia il vero che il falso, sia quello che una cultura ritiene vero sia quello che ritiene falso, il filtrato e il non filtrato, ma dovrebbero esserci almeno delle stellette a distinguere fra ciò che si ritiene vero e ciò che si ritiene falso. Le stellette su Internet non ci sono. Il che è un rischio grave soprattutto per i giovani. Bene o male un adulto colto ha accumulato una certa esperienza e, almeno sulle materie che conosce, è in grado di distinguere fra i siti bizzarri e quelli affidabili. Se, per esempio, sono uno studioso di semiotica e cerco i siti dedicati a Peirce, so distinguere la qualità ; ma se cerco qualcosa sulla teoria delle stringhe, non so, non posso sapere, se quel sito che ora leggo mi sta dicendo banalità  o una fantasiosa divulgazione o qualcosa di serio. Se questo è il problema per persone come noi, diciamo persone abituate alla critica, figuriamoci per un ragazzo che viene gettato a fare una ricerca su Internet: pensiamo a una ricerca sull’Olocausto e alla possibilità  che da sprovveduti ci si immerga in siti negazionisti. Questo è il dramma anche nel rapporto Internet-scuola. La scuola dovrebbe insegnare, oltre che grammatica e calcolo, anche una tecnica di filtraggio, ma una tecnica del filtraggio non esiste, non si può insegnarla. Gli insegnanti non possono trasmetterla neppure artigianalmente, trovandosi essi stessi a essere neofiti, come gli allievi, spesso più degli allievi che, cresciuti entro questa tecnologia, possono almeno avere una specie di “pollice verde” della navigazione veloce. Encyclomedia on line, per la qualità  dei collaboratori, si presenta senza falsa modestia come sito affidabile e le sue peculiarità  sono molte. L’esperienza di docente mi aveva dimostrato che gli studenti non avevano idea, per dire, di quanto tempo separasse Gesù da Robespierre, sant’Agostino da san Tommaso, Nerone da Hitler. E non è che si abbiano idee confuse solo sulle distanze: anche le vicinanze sono problematiche. Qualsiasi studente che abbia superato la maturità  classica o scientifica sa a un dipresso che Cartesio e Caravaggio vivevano più o meno nello stesso periodo storico. Ma Cartesio, che pure ha viaggiato molto, potrebbe aver avuto un incontro o una conversazione con Caravaggio? Difficile, perché Caravaggio muore quando Cartesio aveva appena 14 anni. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Kant e Napoleone. E il primo grande strumento di Encyclomedia sono proprio “le cronologie” che permettono di ordinare e comprendere le relazioni tra gli eventi e i personaggi, nello spazio e nel tempo, creando mappe visuali con avvenimenti, personaggi e idee. Un altro servizio che un ipertesto come Encyclomedia rende ai propri utenti è quello di farli “navigare”, con pochi movimenti delle dita, nel tempo e nello spazio, per cortocircuiti istantanei. Se, leggendo una scheda su uno scienziato, si vuole sapere in quale ambiente artistico vivesse, o di quali altri scienziati poteva aver conoscenza, è come se da quella scheda partisse un invisibile filo rosso che attraversa migliaia di altre schede, che in una biblioteca sarebbero nascoste in volumi diversi. Ma in questa navigazione l’utente incontra anche dei saggi – ovvero trattazioni più ampie di un dato soggetto – con opere d’arte ingrandibili a volontà , suoni, figure animate che spiegano una data teoria scientifica o il funzionamento di un apparato meccanico. E anche chi non ha un progetto di ricerca, una domanda precisa da formulare, potrà  navigare alla ventura, come se giocasse: e facendo incontri inattesi scoprirà  poco a poco l’intero tessuto di un secolo, con gli spostamenti degli eserciti, il modificarsi continuo delle frontiere, il ribollire dei fermenti sociali, l’apparizione di nuove architetture, la nascita di nuovi strumenti musicali, le invenzioni, i viaggi di scoperta, i dibattiti scientifici, filosofici o religiosi. Proprio per le possibilità  interdisciplinari che offre, Encyclomedia stimola a trovare i rapporti tra gli avvenimenti, tra una guerra e un movimento religioso, tra la ricerca scientifica e gli sviluppi o le crisi sociali. Esattamente ciò che la mia generazione sognava (e chiedeva invano) al liceo. Ora Encyclomedia sta arrivando.


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