Conti in rosso per il San Raffaele e i debiti salgono a 760 milioni

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MILANO – Il Sacro Graal è un oggetto forse meno misterioso del bilancio della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. Una nebbia sulle scritture contabili che negli anni ha permesso all’ente fondato dal sacerdote professor Don Luigi Maria Verzè di accumulare tranquillamente un monte di debiti e perdite, senza che i fornitori se ne potessero accorgere. La Fondazione è iscritta al numero 1502461 del Rea, il Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative della Camera di Commercio di Milano e al numero 56 del registro delle persone giuridiche della Prefettura. Eppure non è tenuta a depositare i bilanci. E nessuno, né in Camera di Commercio né in Prefettura, glieli ha mai chiesti. Numeri tuttavia che avrebbero fatto comodo ai fornitori che tutti insieme a fine 2009 vantavano crediti verso la Fondazione per 438,9 milioni di euro. Una enormità  che ha costretto la Fondazione ad avviare un piano di risanamento e i fornitori ad accendere un lume in chiesa nella speranza di non fallire. Certo che se nel 2010 qualcuno avesse saputo che a dicembre del 2009 i debiti totali della Fondazione erano 763,4 milioni di euro, in crescita del 10,8% rispetto all’anno precedente, forse avrebbe rallentato le forniture agli ospedali di Don Verzè. Anche perché l’aumento di quei debiti è avvenuto tutto a carico dei fornitori passati da 364,2 milioni del 2008 ai già  citati 438,9 milioni del 2009 (+74,6 milioni). Le banche sono esposte per 19,5 milioni, in calo di dieci milioni, ai quali però va aggiunto un mutuo da 165,5 milioni concesso dalla Banca europea per gli investimenti con scadenza nel 2028 e garantito da ipoteche su beni immobili per 244 milioni. Come ripianare la voragine è un problema degli advisor, anche perché soldi in cassa non ce ne sono e il business non sembra essere dei più promettenti. Le perdite del 2009 sono state pari a 17,4 milioni, il patrimonio netto è sceso a soli 46,9 milioni dopo che nel tempo la Fondazione ha portato a nuovo perdite per 151,3 milioni. Il risultato operativo che si ricava dalla differenza fra il valore della produzione (585,2 milioni) e i costi (579,7 milioni) è di soli 5,5 milioni. Insufficienti non solo a ripagare i debiti, ma addirittura gli interessi sui mutui che sono di oltre 9 milioni l’anno. La linfa a Don Verzè arriva dalla Regione Lombardia di Roberto Formigoni, dove fino a qualche tempo Giancarlo Abelli era il plenipotenziario della Sanità . Nel 2009, il San Raffaele ha ricevuto ricavi per degenza convenzionata per 273 milioni di euro, 44,6 milioni per degenza privata e 96,1 milioni per prestazioni ambulatoriali, ai quali vanno aggiunti rimborsi per oltre 60 milioni sempre da parte della Regione Lombardia per il costo dei farmaci. Tutte voci in crescita, ma che da sole non sembrano sufficienti a colmare lo sbilanciamento finanziario dell’ente su cui pesano una errata, quando non scriteriata, diversificazione e una certa megalomania negli investimenti. Quanto alla prima, bastino l’acquisto per 13 milioni di euro di un jet attraverso la controllata Airviaggi San Raffaele srl il cui bilancio nel 2009 si è chiuso in perdita per oltre dieci milioni di euro e la scelta di avviare attività  turistiche in Sardegna, l’Hotel Don Diego, 4 stelle a Porto San Paolo, 52 camere con piscina, i cui ultimi due esercizi si sono chiusi in rosso per 600mila euro. Quanto alla seconda, l’ampliamento del San Raffaele di Milano (3 e 4 lotto) e il nuovo Ospedale di Olbia per i quali la Fondazione si è già  impegnata con un investimento di 156 milioni di euro.


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