Cimici e telecamere in Regione, Polverini spiata

by Editore | 12 Aprile 2011 7:33

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ROMA – Tre microspie e una telecamera. Tutte funzionanti, tutte ben nascoste, tutte scoperte all’interno del palazzo della Regione Lazio. «Magari ci stanno ascoltando anche adesso», prova a scherzare la governatrice Renata Polverini mentre indica quella piazzata nella sua stanza: era incassata dentro una presa elettrica a quattro metri dalla sua scrivania. Le hanno scoperte due notti fa, in seguito a una bonifica richiesta dalla presidente. La prima da quando si è insediata sulla poltrona che fu di Piero Marrazzo, coinvolto in uno scandalo di trans e cocaina, al centro di un complotto (questa è l’accusa) che vede protagonisti quattro carabinieri. La Polverini, un anno fa, non ritenne opportuno operare una bonifica del palazzo. «Dite che è prassi? – dice rivolta ai giornalisti che glielo fanno notare – Non credo che lo sia nei Paesi normali». Eppure, dal Laziogate (che vide coinvolto l’ex presidente Francesco Storace per fabbricazione di dossier falsi e accessi informatici non autorizzati al fine di ostacolare, durante le elezioni del 2005, Alessandra Mussolini e lo stesso Marrazzo) alle cimici di ieri, la Regione governata dalla Polverini non è nuova a tentativi di intrusione. Questa volta, il “movente” per piazzare quelle cimici potrebbe essere ricercato nel mondo della sanità . Lo dice la stessa Polverini: «Non so chi potesse avere interesse a spiarmi: forse la malavita, forse i servizi deviati, forse qualche azienda che stiamo penalizzando con la nostra azione riformatrice». Il riferimento è proprio al settore della sanità  che segue da commissario straordinario. In questo anno, la governatrice ha avviato un piano di rientro molto avversato che prevede tagli a ospedali e posti letto. Non solo. Sono previsti, nelle prossime settimane, settemila decreti per definire i parametri che le cliniche private devono avere per ottenere gli accreditamenti. Intanto la procura ha aperto un fascicolo: installazione abusiva di apparecchiature idonee ad intercettare ed interferenza illecita, i reati ipotizzati. Verranno esaminate cimici e telecamere sequestrate per capire quale tecnologia è stata utilizzata. Al momento tutte le ipotesi sono in campo, anche se si tende ad escludere che le microspie fossero state piazzate prima dell’insediamento di un anno fa. Le cimici, infatti, funzionano con una batteria e, nonostante le più moderne possono essere controllate a distanza, è difficile che abbiano una durata così lunga nel tempo. Sicuramente sono lì da due mesi, da quando è partita la decisione di effettuare la bonifica. A febbraio, infatti, una verifica ha permesso di trovare 600 badge anonimi per entrare e uscire dai palazzi della Regione. E, per accedere alla rete intranet, erano disponibili oltre 1200 password in più rispetto ai dipendenti autorizzati. Da qui, la scelta di un controllo più accurato. E tra badge, password e cimici, ci sono anche due tentativi di furto nell’abitazione privata della Polverini tra il 28 febbraio e l’11 marzo. «Non hanno preso nulla ma, oggi, devo dire che quei tentativi di accesso a casa mia sono solo “apparentemente” falliti».

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