Cile, cosa succede ai Mapuche?

by Sergio Segio | 6 Aprile 2011 13:29

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Il processo, intentato contro diciassette persone, si é risolto ancora una volta per mezzo dell’applicazione della Legge Antiterrorismo, reminiscenza della dittatura di Pinochet, che permette di giudicare gli accusati attraverso le deposizioni di testimoni anonimi e di applicare la prigione preventiva indefinita.

Il leader del gruppo, Héctor Llaitul, è stato condannato a 25 anni di carcere, mentre altri tre comuneros dovranno scontare venti anni di prigione. L’uso della Legge Antiterrorismo esclusivamente per la repressione dei movimenti di emancipazione del popolo Mapuche é in netto contrasto da quanto indicato dal Consiglio per i Diritti umani della Onu. All’indomani della sentenza, i quattro hanno iniziato uno sciopero della fame, misura con la quale chiedono l’annullamento di un processo viziato nel suo sviluppo e nella forma con la quale é stato istruito.
Sulla legge Antiterrorismo, usata per reprimere le istanze Mapuche, e sulle prospettive delle rivendicazioni del popolo autoctono cileno abbiamo conversato con Jorge Calbucura, principale referente Mapuche in Europa. Coordinatore del Centro di documentazione à‘uke Mapu, Calbucura é tra i principali studiosi della cultura e del popolo Mapuche (al quale appartiene) ed insegna alla Mid Sweden University.

Il processo di Caà±ete ha ribadito l’uso della Legge antiterrorismo come uno strumento giuridico da applicare contro gli imputati Mapuche. Per quale ragione?
La ragione per cui si applica questa legge contro gli attivisti Mapuche é politica. Non esiste nessun precedente che giustifichi l’esistenza di organizzazioni sovversive o terroriste in Cile. à‰ per questo che gran parte del Sistema internazionale per i Diritti umani esige l’abrogazione di questa legge, tra cui spicca la Commissione etica contro la Tortura, che ha discusso la repressione contro i Mapuche nell’ambito del Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale nell’agosto 2009. Il Consiglio per i Diritti Umani della Onu, in vari rapporti speciali, ha raccomandato che non si usi la Legge antiterrorismo nei casi di attività  e manifestazioni di protesta e rivendicazione del popolo Mapuche. Queste raccomandazioni sostengono che l’applicazione della legge non garantisce il processo imparziale e apporta precedenti nei casi che questi diritti vengano violentati. La legge prevede l’uso di testimoni anonimi, la prigione preventiva indefinita e il doppio processo -civile e militare- agli accusati.

Di fronte alla comunità  internazionale, un paese come il Cile che si dichiara maturo per entrare nel primo mondo, l’uso di una legge speciale contro la popolazione indigena appare piuttosto come un mezzo da Terzo mondo, visto che implica la repressione e la violazione ai diritti umani. Esiste l’intenzione di presentare una riforma o non succederà  nulla?
La disposizione mentale di fronte al ¨terrorismo¨ in Cile é la stessa che nel resto del mondo occidentale; pertanto non esiste una volontà  politica per introdurre una riforma a questa legge. Durante il governo della presidente Bachelet, si prese la decisione di non applicarla ai delitti imputati agli attivisti Mapuche. In seguito, lo sciopero della fame del 12 luglio 2010 di trentuno comuneros Mapuche pretese il diritto a processi giusti, alla applicazione di una giustizia obiettiva ed imparziale e la abrogazione della Legge antiterrorismo. Nessuna di queste richieste venne presa in considerazione. Per introdurre riforme a questa legge bisogna contare con la maggioranza assoluta nelle rispettive camere legislative, che equivale ad una riforma della Costituzione politica, ereditata dalla dittatura di Pinochet. Oggi, non esiste consenso. La destra ha ereditato il lascito di Pinochet, é forte elettoralmente e la possibilità  di giungere ad un accordo é molto improbabile. Il risultato dello sciopero della fame del 12 luglio 2010 é stata la promessa politica di non sottoporre i Mapuche accusati ad un doppio processo; ossia che i loro casi fossero materia solo di un processo civile..

Quali sono le ragioni di questa condotta dello Stato cileno verso i Mapuche?
Esiste una irritazione da parte dell’élite politica ed economica verso l’agenda politica Mapuche. L’irritazione ed il malessere si devono all’interruzione del buon corso degli affari e al fatto che la mobilitazione dei Mapuche ha riportato alla luce un’agenda anticapitalista, democratica verso il rispetto della cultura ed il diritto di essere differenti. Ossia, un’agenda diametralmente opposta ai postulati del neoliberalismo della destra e del social-liberalismo della sinistra.
Il problema principale che si percepisce in Cile é che il riconoscimento del rispetto dei diritti dei popoli indigeni implica il cambiamento del corso neoliberale che é penetrato a fondo negli ambiti della società  cilena. Si tratta di un contrattempo di grande peso nell’ambito legale, sociale, economico ed intellettuale del Paese.

In questo momento esiste una volontà¡ politica per il riconoscimento dei diritti indigeni?
Nel corso di questo periodo post-dittatura non é mai esistita una volontà  politica per il riconoscimento dei popoli indigeni del Cile. La destra vede un enorme pericolo di secessione. Il grande timore é la introduzione dei concetti di ¨popolo¨ e di ¨diritti territoriali¨ nella Costituzione politica cilena. Secondo i giuristi di destra questo abilita gli indigeni a reclamare la divisione giurisdizionale del Cile. La sinistra non é intellettualmente atta ad attendere ed intendere questo problema; non figura nella sua agenda politica. La sinistra oggi non é più un’alleata del movimento indigeno in nessuna parte del pianeta. Il tema etnico, i diritti ancestrali, il sistema di proprietà  collettiva, l’interculturalismo e la possibilità  di riconoscere uno Stato plurinazionale sono temi troppo complicati per la nozione di democrazia e ¨sviluppo¨ che intende la sinistra.

Dove va il movimento Mapuche?
L’agenda di rivendicazioni mapuche é parte dell’agenda globale dei popoli indigeni. Consiste in due richieste: da un lato la richiesta storica, che consiste nel riconoscimento dei crimini e l’usurpazione contro le nostre nazioni, che porta alla necessità  di applicare una qualche forma di giustizia e quindi il pagamento di un indennizzo. L’asse contemporaneo di questa richiesta storica consiste nell’assumere politicamente ed intellettualmente che c’é un presente perché c’é stato un passato. Questo comporta la comprensione della democratizzazione dello Stato nazionale, introducendo il riconoscimento costituzionale dei popoli indigeni; ed in secondo luogo si impone la necessità  di dare forma all’autonomia dei territori indigeni e per ultimo la creazione di un organismo di deliberazione proprio, ossia un parlamento indigeno.

Ci sono molti interessi attorno alle terre Mapuche. Come affrontate il tema della proprietà  privata?
à‰ come dicevo prima. Il tema dei diritti territoriali enunciato nel Convengo 169 dell’Organizzazione internazionale del Lavoro sui popoli indigeni e tribali del 1989 e nella Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite -in particolare sul diritto all’autonomia- é un concetto chiave per regolare la relazione tra i popoli indigeni, Stato nazionale ed imprese transnazionali. à‰ chiaro che l’esistenza di risorse naturali nei territori indigeni comporta la necessità  di specificare le regole del gioco a livello globale. Questo per il fatto che lo Stato nazionale può fare poco o nulla di fronte al potere delle multinazionali.

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