by Editore | 7 Aprile 2011 6:52
NEW YORK – Le chiamano “Loosies”, cioè le “Sciolte”. Sono tornate sui marciapiedi di Manhattan. Furtive, di contrabbando, si vendono sigarette singole. 75 centesimi l’una, o scontate a un dollaro la coppia. Un vizio da poveri, razionato come ai tempi della Grande Depressione. E’ un’immagine che ricorda un’America in bianco e nero, o l’Italia liberata dai G. I. subito dopo la guerra, quando il fumo si aspirava golosamente, a pieni polmoni. Faceva passare la fame, il salutismo non era stato neanche inventato. Per decenni erano finite confinate nelle bodegas, a Harlem o nel Bronx, vendute sottobanco ai neri e ai latinos. Ora le “sciolte” sono riapparse nel pieno centro di New York: il luogo più battuto dai contrabbandieri è il marciapiedi dell’Ottava Avenue, fra la 35esima e la 36esima strada. E non sono solo homeless o immigrati, ma operai dei cantieri, fattorini, camerieri dei ristoranti, perfino impiegati d’ufficio in giacca e cravatta, quelli che si avvicinano furtivamente ai venditori, allungano il bigliettone verde in cambio di due singole Newports. Da fumare di nascosto, all’aperto, lontano dai cartelli di divieto che li inseguono ormai dappertutto. Per colpa di un sindaco miliardario ed ex fumatore, dicono i tabagisti incalliti. Ci voleva Michael Bloomberg, con i suoi 9 miliardi di patrimonio personale e l’intolleranza tipica dei “pentiti”, per rendere New York così ostile al fumo. Prima i divieti: si è cominciato da hotel ristoranti e bar, si sono aggiunti i marciapiedi attorno a scuole e ospedali, infine da maggio tutti i parchi pubblici e le isole pedonali. Perfino a Times Square sarà vietato accendersi una sigaretta. Infine la mazzata delle tasse. Con l’ultimo rincaro un pacchetto costa da 13,50 a 15 dollari (a seconda delle marche e del quartiere: non c’è il prezzo fisso). La “tassa sul vizio”, accusano i pochi audaci che osano ribellarsi al politically correct, si trasforma in una tassa sui poveri perché il tabagismo ormai è una malattia che ha un preciso colore sociale. Ha prestato il suo volto alle proteste anche l’attore inglese Jeremy Irons, in revival di notorietà qui grazie al suo ruolo nella serie televisiva “I Borgia”. Scandalizzato dalle leggi estreme di Bloomberg, in un’intervista al New York Magazine Irons denuncia «l’aggressione a una minoranza che non può difendersi, come gli handicappati e i bambini» (L’Associazione nazionale disabili si è dissociata dal “paragone improprio di Mr Irons: la vicinanza di un disabile non può provocare il cancro”). Tra i ribelli si distingue una ex poliziotta, la 46enne Audrey Silk, che sfida il sindaco coltivando una mini piantagione di tabacco nel suo giardino di casa a Brooklyn: cento vasi di piantine, «ogni raccolto equivale a 400 pacchetti di sigarette, e neanche un centesimo nelle casse di Bloomberg». Un risparmio di 8.000 dollari all’anno che la Silk versa nelle casse della sua associazione Clash, che sta per Citizens Lobbying Against Smoker Harassment. In quanto al principale soggetto interessato, l’industria del Big Tobacco, la sua strategia è diversa. Passa dai messaggi subliminali affidati al mondo dello spettacolo. Guarda caso è in atto un boom di serie televisive ambientate negli anni Sessanta – la più celebre è Mad Men – dove ovviamente i protagonisti devono accendersi una sigaretta dietro l’altra. Dovere di realismo. Idem a Broadway dove si moltiplicano musical e drammi rétro, con tanto di avviso all’ingresso degli spettatori: “In questo spettacolo gli attori faranno uso di sigarette come dettato dal copione”. L’industria discografica lancia un cofanetto di lusso di Dvd con i concerti di Frank Sinatra: il titolo è “Musica per fumatori” e include l’interpretazione di “I Get a Kick Out of You” in cui La Voce canta fumando in scena. Questi sforzi non riescono a invertire l’effetto-Bloomberg. La disaffezione dal fumo continua a progredire soprattutto fra i ceti medioalti, più istruiti, con accesso a tutte le cure e i surrogati più sofisticati. Ma dietro il calo dei “superfumatori” – quelli che consumano un pacchetto al giorno sono scesi dal 23% al 7% in mezzo secolo – s’intravede un’altra realtà : il peso della crisi economica ha trasformato la sigaretta in un lusso che strema i portafogli dei poveri. Perché un milione di newyorchesi (su 8,5 milioni) continuano a fumare. E’ tra loro che pesca i suoi clienti Lonnie Warner detto Lonnie Loosie: il più celebre “spacciatore” di sigarette sciolte. Il re dell’isolato fra la 35esima e la 36esima Strada. Una star del tribunale distrettuale di Midtown Manhattan: 15 arresti. Intervistato dal New York Times, Warner non ha nascosto la sua gratitudine verso il sindaco: «Bloomberg crede di guarire la gente dal fumo. Invece li converte alle sciolte, li fa diventare miei clienti». Lui ne vende 2.000 al giorno, 150 dollari di profitto. Niente robaccia cinese taroccata, è tutto puro tabacco Virginia. Perché qui il contrabbando è fra uno Stato Usa e l’altro: a tre ore di treno da Manhattan in Virginia la tassa è quasi zero, il pacchetto costa un terzo.
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