by Sergio Segio | 8 Aprile 2011 14:53
BRUXELLES – Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha espresso il suo rammarico per le vittime causate dal raid aereo dell’Alleanza su una colonna di ribelli ieri a Brega, nell’est della Libia. E’ stato un “incidente sfortunato. Si tratta di un episodio molto spiacevole”, ha detto Rasmussen al canale televisivo dell’Alleanza. Delusione dunque, ma nessuna scusa ufficiale. Da questa mattina la posizione della Nato è infatti decisamente orientata a difendere il bombardamento. Il contrammiraglio Russell Harding, vice comandante dell’operazione Unified Protector, in un incontro stampa tra Bruxelles e Napoli, si è infatti limitato ad ammettere che i blitz su Brega “potrebbero avere ucciso molti ribelli” di Bengasi ma non ha voluto fornire un bilancio preciso delle vittime. “Non voglio dare una casistica precisa perché desidero chiedere alla Nato di fare un controllo efficace. Non posso dare una risposta dettagliata”, ha commentato.
“Non mi scuso perché fino a quel momento non avevamo visto alcun carro armato guidato dai ribelli”, ha detto in mattinata Russ Harding, senza tirarsi indietro. “Oggi – ha spiegato – abbiamo prove documentali di carri armati che attaccano civili, così come sappiamo che gli stessi civili vengono usati come scudi umani e che l’esercito di Gheddafi sta posizionando carri armati nelle vicinanze di moschee e scuole, per impedire che vengano bombardati da noi. La nostra missione, come recita la risoluzione 1973, è quella di proteggere i civili”. Per il contrammiraglio certo è però che la situazione in Libia sul fronte militare “è fluida”, non in stallo. E questo nonostante ieri sera il generale Carter Ham, comandante dello US Africa Command, parlando al Congresso Usa, avesse detto che in Libia “si è delineata una situazione di stallo” tra le forze dei ribelli e quelle pro-Gheddafi.
Missili contro Ajdabiya. “I pozzi di petrolio non sono stati bombardati”. Harding ha replicato all’accusa con fermezza: “E’ totalmente falso, nessun velivolo lo ha fatto”. Sulla stessa posizione del comandante della missione, Charles Bouchard, Harding ha ribadito che l’obiettivo non è quello di bombardare i pozzi, ma di “bloccare il trasporto di petrolio verso Tobruk, impedendo così l’approvvigionamento alle truppe di Gheddafi”. I combattimenti più violenti, che anche oggi continuano soprattutto tra la semideserta Ajdabiya e il sito petrolifero di Brega, 80 chilometri più a ovest, ieri erano stati interrotti dal fuoco ‘amico’ di aerei Nato che aveva causato la morte di almeno quattro persone, due insorti e due medici, e la fuga dalla città che comunque resta saldamente nelle loro mani nonostante ancora oggi però le truppe di Gheddafi abbiano lanciato sei missili costringendoli alla ritirata verso il centro della città .
Ribelli: “Nessuna mediazione”. Dalla loro parte oggi gli insorti, che oggi cercheranno ancora di prendere Brega, hanno respinto la proposta di mediazione del premier turco Eyyp Erdogan e hanno ribadito che il Consiglio nazionale provvisorio che controlla parte del paese, non intende negoziare con Muammar Gheddafi. “Rispettiamo la posizione del popolo turco ma non riteniamo che la posizione di Erdogan rifletta quella del popolo turco”, ha detto il portavoce Ahmad Bani in dichiarazioni all’emittente satellitare araba Al Arabiya.
Il premier turco ieri 5 aveva ribadito che Ankara è al lavoro a una Road Map per la pacificazione della Libia. Il piano, secondo quanto ha dichiarato, prevede tra l’altro un cessate il fuoco e il ritiro delle forze governative da alcune città . Nel corso della crisi, la Turchia ha tenuto contatti sia con gli insorti sia con le alutorità di Tripoli. “Erdogan probabilmente ha espresso un suo interesse personale perché quanto a noi abbiamo già detto non vi sono possibilità di trattative prima che Gheddafi e i suoi familiari lascino il paese”, ha affermato Bani. “Credo che abbia parlato non nell’interesse del popolo libico ma per un suo interesse personale”, ha concluso.
E mentre Berlino, per bocca del suo ministro degli Esteri Guido Westerwelle, si è detto pronto a inviare sul campo soldati della Bundeswehr – ma solo per missioni militari a scopo umanitario -, i ribelli hanno confermato di aver ricevuto per la prima volta armi da paesi stranieri. Secondo quanto si legge sull’emittente panaraba Al Jazeera, si tratterebbe di armi anti carro del Qatar.
La posizione dell’Italia. Il Consiglio Transitorio dei ribelli a Bengasi, che hanno convocato il nostro rappresentante in Cirenaica, Guido De Sancits, insieme con i colleghi britannico e francese, hanno sollecitato l’Italia a modificare la sua partecipazione alla missione Nato in Libia, con l’esecuzione anche di bombardamenti. I tre si sono incontrari con Ali al-Isawi, responsabile dei rapporti con l’estero. “Ai tre è stato detto che le forze di Gheddafi si sono avvicinate e possono sfondare su Bengasi. Il Consiglio ci chiede di intervenire affinché la Nato colpisca dal cielo”, ha confermato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari. Quanto agli Usa, hanno sempre chiarito che gli oneri delle operazioni dovevano essere per lo più europei. Il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico, Mustafa Abdel Jalil, sarà a Roma martedì per incontrare il ministro degli Esteri, Franco Frattini.
Giornalisti spariti. Quattro giornalisti sono stati sequestrati martedì dalle forze fedeli al Colonello nei pressi del porto petrolifero di brega. Lo riferisce la rivista americana ‘The Atlantic’, con la quale collaboravano due dei reportr catturati, entrambi statunitensi: Clare Morgana Gillis e James Foley. Con loro sono stati fermati anche Manu Brabo, un fotografo spagnolo e Anton Hammerl, fotografo sudafricano. Dei ribelli avrebbero visto i reporter a bordo di un’auto, poi sequestrata dai soldati del rais. Due giornalisti russi del quotidiano Komsomolskaya Pravda sono stati invece arrestati dai ribelli libici. A riferirlo è lo stesso giornale, secondo cui i reporter sono stati fermati nella città di Ajdabiya. La Russia ha espresso in più occasioni una posizione critica nei confronti della missione militare in Libia in aiuto degli insorti.
Incontro Nato-Ue. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen incontrerà lunedì a Bruxelles l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, per parlare di Libia, nell’ambito dei “contatti regolari” tra l’Alleanza e l’Ue. Ne ha dato notizia la portavoce della Nato, Oana Lungescu, riferendo che Rasmussen ha invitato la Ashton alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza il 14 e 15 a Berlino. Il 13, ha annunciato la stessa portavoce, il segretario generale della Nato sarà invece a Doha, in Qatar, per la prima riunione del Gruppo di contatto sulla Libia nato il 29 marzo scorso alla conferenza di Londra. La Ue comunque ha ribadito di essere “molto preoccupata” per la situazione a Misurata e conferma che l’operazione di assistenza umanitaria “Eufor” per la Libia “è pronta ad agire appena arriverà una richiesta dell’Ocha”, ha detto Catherine Ashton, riferendo di “contatti telefonici regolari con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, l’ultimo dei quali ieri”.
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