Bolivia, braccio di ferro con i sindacati

by Sergio Segio | 11 Aprile 2011 16:17

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Sono ore convulse a La Paz. Il palazzo che ospita la Vicepresidenza dello Stato è supercontrollato della polizia in assetto antisommossa per prevenire qualsiasi tentativo di incidente. Nei pressi del palazzo, però, ci sarebbero almeno 500 lavoratori che a modo loro contribuirebbero a vigilare sulla zona. All’interno del palazzo il presidente Evo Morales siede al tavolo delle trattative e al suo fianco c’è il ministro Economia y Finanza, quello della Planificacion, dell’Autonomia, delGobierno e di Mineria. Dell’altra parte del tavolo c’è il numero uno della Cob, il segretario esecutivo Pedro Montes e trenta delegati sindacali. Nessun accordo fra le parti è stato al momento raggiunto. Diversi i punti che compongono la lista di richieste del sindacato, su tutte l’abrogazione del Decreto Supremo 809 (quello che regolamenta l’incremento salariale). Anche la difesa della Caja Nacional de Salud (CNS), oltre alla richiesta di dimissioni di tre ministri e investimenti statali, sono al centro della discussione che ormai prosegue da giorni senza, apparentemente, alcun risultato.

In ogni caso, la partita si gioca su pochi punti percentuale. Mentre la Cob ha sempre richiesto un aumento salariale maggiore al 10 percento lo Stato boliviano ha proposto aumenti a scala, ossia aumenti inversamente proporzionali per assegnare una maggiorazione salariale fino a 15 per cento a quei lavoratori con stipendi più bassi e aumenti salariali minori ai lavoratori che si trovano nei primi posti della piramide salariale. Proposta rifiutata dalla Cob e risposta pronta del governo che difende a spada tratta la sua politica salariale che ritiene in costante ascesa dal 2006.

Di fatto, però, nei giorni scorsi, soprattutto a La Paz, si sono vissuti momenti di paura a causa delle manifestazioni violente. Morales non è stato tenero con il gruppo di manifestanti più facinorosi (minatori delle imprese private) e li ha accusati di avere intenzioni golpiste.

Però in alcuni casi si è temuto il peggio, come quando la polizia ha caricato e fatto uso di gas lacrimogeni per cercare di bloccare un corteo composto in prevalenza da studenti e professori universitari. E non sono mancate le polemiche, soprattutto all’interno del sindacato. Alcune voci, infatti, sostengono che la durezza delle proteste sia stata l’occasione per mettersi in mostra per alcuni nuovi dirigenti rampanti, probabilmente in previsione del prossimo congresso Cob previsto per la seconda parte del 2011, che vorrebbero avere un ruolo di maggiore responsabilità .

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