by Editore | 1 Aprile 2011 7:42
ROMA – «In piazza e in Parlamento», dice Pier Luigi Bersani. Opposizione ordinaria alla Camera e al Senato. “Straordinaria” con le mobilitazioni dei partiti e della società civile. «Saremo accanto a tutti i movimenti», annuncia il segretario del Pd. Senza abbandonare le aule parlamentari, senza rinunciare alla “guerriglia” sulle leggi, ai blitz dei voti in cui la maggioranza viene battuta, al ruolo di minoranza che combatte emendamento per emendamento. Bersani media sulla linea da seguire contro i colpi di coda di Berlusconi: il processo breve, i gestacci di La Russa, il caso Ruby. Per martedì e mercoledì prossimo – quando si voterà il conflitto di attribuzione sul processo Ruby, si voterà il processo breve e inizierà il processo Ruby a Milano – il Pd si sta organizzando per manifestare davanti a Montecitorio. Ma l’Aventino no. «Lo abbiamo già visto una volta…», commenta. E Dario Franceschini avverte: «Finché sarò io il capogruppo, non usciremo dall’aula». Massimo D’Alema sentenzia: «Si dimostra oggi che era giusto restare in aula, fare opposizione in Parlamento si è rilevato efficace». Sono pezzi di un dibattito aperto nel Pd sulla strategia per contrastare il premier, «per comunicare meglio la nostra partita contro il Cavaliere», ha detto Rosy Bindi. La più esplicita nel dire che «la proposta non è l’Aventino». Ma a volte «la non partecipazione al voto è più chiara della partecipazione». E che l’abbandono dell’aula del resto non è una novità nella tattica parlamentare del Pd. «Va ricordato che è già successo senza che questo provocasse polemiche», sottolinea la Bindi. L’ultimo esempio è recentissimo, «quando i senatori democratici hanno lasciato il loro posto in occasione delle comunicazioni del ministro Frattini sulla casa di Montecarlo». La presidente del Pd trova una sponda forte in Ignazio Marino. «Aventino? No, molto di più: i deputati dell’opposizione si dimettano in massa». Ma queste voci di dissenso oltranzista non trovano terreno fertile nel Pd. Persino un gruppo di deputati vicini a Marino bacchettano la linea più dura: «Veniamo da due giorni vincenti. Abbiamo messo sotto il governo, lo abbiamo costretto al rinvio del processo breve. Così si fa opposizione in Parlamento, altre strada sono inconsistenti». Firmato: Concia, Meta, Gozi, Calipari e altri. La strada che viene definita “dipietrista” non piace neanche all’area di Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Lo fa capire con grande chiarezza l’ex segretario del Pd: «Se esiste ancora il berlusconismo è anche colpa del centrosinistra incapace di costruire un’alternativa che vada oltre l’antiberlusconismo». Parole che certo non evocano piazze o presidi permanenti. Ma Arturo Parisi apprezza le parole nette di Bindi nell’intervista a Repubblica: «In gran parte non le condivido, ma evocano una condotta chiara. Cosa risponde Bersani?». Bersani indica la via della «piazza e del Parlamento». «Dobbiamo stare in tutti e due i luoghi. Combatteremo alla Camera anche martedì sul conflitto di attribuzione per il processo Ruby. Prepariamo le notti bianche l’8 aprile su scuola e democrazia. A Napoli, Torino, Milano e Bologna». Così il Pd ricuce le divisioni. E Bersani spedisce una lettera a Casini e Di Pietro per un’azione comune della minoranza sui tg Rai: monitoraggio costante per denunciare omissioni e censure. La replica dell’Udc e dell’Idv è positiva. «Aderiamo», dice il centrista Roberto Rao. L’opposizione prova a marciare unita.
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