Australia, la protesta degli ultimi

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“Abbiamo bisogno di aiuto”. E’ tutta in questo laconico messaggio, esposto su uno striscione all’esterno del centro di detenzione Villawood di Sidney, la disperazione degli immigrati che hanno dato fuoco ad alcuni edifici la notte scorsa. La protesta è iniziata con un’esplosione di una bombola di ossigeno, e le fiamme si sono subito estese ai locali dove sono rinchiuse 400 persone, distruggendo un centro informatico, la cucina, la lavanderia e l’infermeria.

Alla fine, nove edifici sono stati incendiati, mentre decine di persone sono salite sul tetto e hanno lanciato tegole contro le guardie carcerarie. All’origine della protesta, che ha coinvolto oltre cento detenuti, le richieste di asilo respinte dal governo australiano. La politica di Canberra prevede che i migranti vengano posti in stato di arresto in attesa che sia esaminata la loro domanda. “Durante questo processo sono accompagnati passo dopo passo dai nostri responsabili – spiega Sandi Logan, portavoce dell’Ufficio immagrazione – i quali raccolgono qualsiasi suggerimento dai detenuti e li informano sul progresso della loro pratica. Ma non possiamo dire ‘sì’ a ogni richiesta“.

Lo scorso anno, due richiedenti asilo si sono suicidati. Il ministro dell’Immigrazione Chris Bowen ha detto che i responsabili della rivolta a Villawood potranno essere perseguiti penalmente e avranno meno probabilità  di vedere approvate le domande di visto. “Se pensano di essere accettati come profughi con questo genere di azioni, hanno scelto il governo sbagliato”, ha aggiunto. Negli ultimi anni sono giunti in numero crescente profughi da Afghanistan, Iraq e Sri Lanka, a bordo di barche dall’Indonesia. Secondo il governo la detenzione è necessaria per motivi di sicurezza, ma i gruppi per i diritti umani sostengono che la detenzione indefinita è crudele e causa malattie mentali. A dicembre, 48 persone, perlopiù cittadini iracheni e iraniani, morirono nel naufragio della loro imbarcazione nei pressi dell’isola di Christmas.

L’Australia ha visto un aumento degli arrivi di richiedenti asilo dai Paesi dell’Asia centrale e dell’Estremo Oriente, e le proteste nei centri di detenzione sono diventate comuni. L’afflusso di immigrati ha scatenato un dibattito pubblico. I parlamentari di opposizione al governo di centro-sinistra di Julia Gillard criticano le politiche del dipartimento dell’Immigrazione troppo ‘rilassate’, addebitando i nuovi flussi a un atteggiamento troppo permissivo.

Cinque mesi fa, l’alta corte australiana aveva demolito l’impalcatura giuridica che regola la valutazione delle domande di asilo degli immigrati clandestini, sollevando seri dubbi sulla normativa della “Pacific Solution”, che prevedeva la detenzione dei richiedenti asilo in isole australiane, ma fuori della cosiddetta ‘migration zone’, appositamente costituita.
In Australia dal 2001 sono arrivati oltre 14mila ‘boat people’, di cui circa 8mila hanno ottenuto asilo. I richiedenti asilo in detenzione sono tremila a Christmas Island e 2mila nel continente.


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