Associazioni e coop: una proposta di legge contro la povertà 

by Editore | 3 Aprile 2011 7:14

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«I poveri, i migranti e i cittadini in difficoltà  sono diventati oggetto di una campagna denigratoria – racconta Sergio D’Angelo, portavoce del comitato Il welfare non è un lusso -. La politica e spesso i media li raccontano come un peso morto che assorbe le tasse in virtù della propria incapacità  a tirarsi fuori dalla condizione di indigenza. Si tratta di un problema culturale, bisogna rimettere al centro del dibattito la condizione delle popolazioni in difficoltà , solo così miglioreremo la convivenza per tutti». Da Napoli si sta muovendo un’iniziativa nazionale che vedrà  questo mese una manifestazione a Roma, in cui verrà  chiamato a raccolta il terzo settore. In Campania il problema ha contorni più gravi perché si tratta della regione più povera d’Italia. Così l’associazione Campo libero, in collaborazione con la facoltà  di Sociologia della Federico II e la cooperativa Gesco, ha presentato una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per misure di contrasto alla povertà . Il testo si rivolge alle coppie con meno di 35 anni, reddito Isee pari a zero, basso titolo di studio e almeno due figli minorenni. I destinatari dovrebbero ricevere 400 euro al mese per 12 mesi (per un massimo di due anni) e misure di integrazione sociale, basate sull’adesione volontaria dei destinatari, per un massimo di 10 mila destinatari. Le misure integrative (tra cui azioni di contrasto alla dispersione scolastica, per la formazione professionale, l’emersione del lavoro irregolare) affidate ai servizi sociali dei comuni, in collaborazione con il volontariato e il terzo settore, dovranno favorire percorsi di emancipazione e di reinserimento sociale. Gli interventi dovrebbero essere finanziati con risorse regionali ed europee. Sono previsti dalla legge anche un monitoraggio e una valutazione finale degli esiti. L’obiettivo è raccogliere almeno 50 mila con banchetti presso le parrocchie e le principali piazze dei capoluoghi campani. «In Campania – spiega Enrica Morlicchio, docente di Sociologia dello sviluppo – non c’è più una classe operaia che emancipi il sottoproletariato, che scivola verso la povertà , così è a rischio la stessa tenuta democratica. La legge si rivolge al segmento più a rischio, per bloccare il meccanismo di trasmissione della povertà  da una generazione all’altra». La proposta va a coprire un vuoto legislativo lasciato dalla brusca interruzione, nel 2010, del Reddito di cittadinanza cancellato dal bilancio regionale senza alcuna misura alternativa. Un tassello per provare a ragionare di nuovo su un problema che, naturalmente, ha contorni molto ampi. Drammatica la fotografia del rapporto Caritas 2010 che pone la Campania al primo posto tra le regioni italiane più povere, con la più bassa aspettativa di vita. Dal 2006 a oggi sono andati persi 187 mila posti di lavoro, cioè sono stati cancellati l’11,8% degli occupati. Nel 2009 c’è stato un incremento degli utenti Caritas pari al 27,7% rispetto al 2008, il 10,2% senza fissa dimora. In regione una famiglia su quattro è in condizioni di povertà . Ancora un campano su quattro (25,8%) non ha i soldi per spese mediche, una condizione che si è aggravata negli ultimi mesi con l’introduzione dei ticket per medicine e visite specialistiche da parte della giunta Caldoro. Le forze lavoro incidono in Campania circa 10 punti in meno rispetto alla media nazionale (31,9% rispetto al 41,6%), con il tasso di occupazione più basso pari al 40,8% (tutte le altre regioni superano ampiamente il 50%, con una media a livello nazionale del 57,5%). Il tasso di inattività  è del 53,1% (maschi 37,1% – femmine 68,7%), rispetto al 37,6% italiano (maschi 26,3% – femmine 48,9%), con differenze di quasi 20 punti percentuali.

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