Aiuti allo sviluppo: nel 2010 record mondiale, ma l’Italia resta maglia nera

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Si tratta del più alto livello reale di aiuti ufficiali di sempre che superano anche la cifra stanziata nel 2005 che includeva un’ampia – e per diversi aspetti controversa – parte di riduzione del debito inclusa nel totale dei contributi stanziati.

“Nell’anno in cui l’OCSE e il DAC celebrano il 50° anniversario questo risultato mostra il costante impegno a favore dello sviluppo e della cooperazione allo sviluppo, principi fondamentali per la missione della OCSE sin dal suo inizio”” – ha commentato il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurria. “E’ con questo spirito positivo che vorrei incoraggiare i donatori a compiere ogni sforzo per rispettare gli obiettivi di Gleneagles e lavorare verso il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio”. Il tema sarà  al centro della riunione del Consiglio ministeriale dell’OCSE che si terrà  il mese prossimo.

Nel 2010 i principali paesi donatori sono stati nell’ordine Stati Uniti (30,2 miliardi di dollari), Regno Unito, Francia, Germania e Giappone. I paesi dell’UE membri del DAC hanno fornito un totale di 70,2 miliardi di dollari, pari al 54% del totale dei aiuti pubblici forniti dal DAC. Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia – con quote pari o superiori allo 0,7% del proprio Pil – hanno continuato a superare l’obiettivo stabilito delle Nazioni Unite riguardo alla percentuale sul Pil da stanziare agli aiuti pubblici (APS). I maggiori incrementi in termini reali nello stanziamento di aiuti pubblici tra il 2009 e il 2010 sono stati registrati da Australia, Belgio, Canada, Giappone, Corea, Portogallo e Regno Unito. L’aiuto bilaterale all’Africa è stato di 29,3 miliardi di dollari, di cui 26,5 miliardi sono stati destinati ai paesi dell’Africa sub-sahariana.

Nonostante l’incremento generale di aiuti ai paesi poveri e il record storico, l’Unione Europea ha mancato gli obiettivi che si era prefissata per il 2010 – sottolinea un comunicato (in .pdf) della rete diOng europee CONCORD che da anni tiene monitorati i dati degli aiuti pubblici allo sviluppo. “L’annuncio odierno mostra una deludente mancanza di progresso da parte degli stati membri dell’Unione” – ha commentato per la rete Thomas Johnny. “I recenti eventi in Medio Oriente e Nord Africa mostrano chiaramente la necessità  per i governi dell’UE di investire nella lotta alla povertà  a lungo termine e contro l’ingiustizia invece di versare il denaro dei contribuenti nelle situazioni di emergenza di breve termine”.

I dati forniti dall’OCSE mostrano che Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito hanno tutti raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati per il 2010, mentre le mancanze di alcune delle principali economie europee (Francia, Germania e Italia) hanno fatto sì che l’Unione nel suo insieme non raggiungesse gli obiettivi prefissati.

Una mancanza di cui soprattutto l’Italia è gravemente responsabileCome lo scorso anno l’Italia resta maglia nera nell’OCSE (la Corea del Sud è membro effettivo del DAC solo dal gennaio 2010) e l’aiuto italiano è sceso in un anno dallo 0,16% allo 0,15% del Pil, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 del 1,5%, ma addirittura del 35% rispetto al 2008 – segnalano le associazioni di Link2007, Cini eAssociazione Ong italiane in un comunicato (in .pdf) emesso nei giorni scorsi.

“Non solo l’Italia continua a mettere all’ultimo posto delle proprie scelte di bilancio l’aiuto pubblico allo sviluppo, ma questa scelta sta provocando l’allontanamento di tutta l’Unione Europea dagli obiettivi continentali” – commentano le Ong italiane. “Mentre l’aiuto UE sale del 6,7%, infatti, l’Italia si conferma fanalino di coda dei paesi dell’Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante le difficoltà  di bilancio continua a destinare lo 0,17% de Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo. L’aiuto pubblico del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio e della Danimarca”.

Le Ong fanno notare che “nonostante la crisi economica pochi sono i paesi dell’OCSE che hanno tagliato gli aiuti. Non il Portogallo e neppure gli Stati Uniti, che invece hanno aumentato gli stanziamenti rispettivamente del 31,5% e del 3,5%”. I paesi che hanno ridotto l’aiuto oltre l’Italia sono stati la Grecia, l’Irlanda e la Spagna, ma, a parte la Grecia, gli altri due Paesi destinano rispettivamente lo 0,53% e lo 0,43% del loro Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo.

L’Italia è dunque il principale responsabile dell’affondamento della credibilità  europea per la cooperazione allo sviluppo, nonostante gli sforzi di quei paesi UE che hanno incrementato la quota di aiuti e di quelli che, nonostante la crisi economica, hanno mantenuto i livelli degli anni precedenti” – sottolineano le associazioni. “Rispetto a quanto l’Italia si era impegnata a fare a livello europeo nel 2005, infatti, mancano attualmente all’appello 5,4 miliardi di euro: il nostro Paese è responsabile del 43% dell’ammanco europeo rispetto all’obiettivo collettivo e contribuisce al mancato rispetto delle promesse del G8 di Gleneagles del 2005 per il 43%.

Una “situazione drammatica” a fronte della quale le associazioni italiane richiamano quanto già  affermato dall’OCSE: “E’ essenziale rendere maggiormente vincolante il sistema delle promesse fatte dai governi, chiedendo loro di sostenere tali impegni con piani specifici che garantiscano l’allocazione delle risorse promesse per l’aiuto pubblico allo sviluppo”. 


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