Addestratori? Sarà  l’inferno

by Editore | 22 Aprile 2011 6:31

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Non per intervistare gli esausti migranti rimasti intrappolati nella città  devastata dalla guerra tra le truppe governative e i ribelli anti-Gheddafi. Erano lì per accogliere e onorare i corpi dei due fotoreporter, Tim Heterington e Chris Hondros, uccisi mercoledì da un colpo di mortaio. La morte dei due celebri giornalisti ha scosso non poco i tanti reporter che affollano Bengasi e le altre località  nelle mani dei rivoltosi. Rimangono peraltro serie le condizioni del fotografo britannico Guy Martin, ferito assieme all’americano Michael Brown. I due erano con Hetherington e Hondros, quando sono stati investiti dall’esplosione del colpo di mortaio. A Misurata è rimasto ucciso, in circostante diverse, anche un medico ucraino, mentre sua moglie, un’infermiera, ha perso una gamba. Ma a Bengasi non attendono solo imigranti e gli sfollati da Misrata. A rallegrare il Consiglio nazionale transitorio (Cnt), il «governo» degli insorti, è l’assicurazione che al più presto raggiungeranno la capitale degli insorti una quarantina di «consiglieri militari» (addestratori) promessi da Italia, Francia e Gran Bretagna. Il presidente del Cnt,Mustafa Abdul Jalil, ha annunciato inoltre di aver ottenuto armi da «amici» non meglio precisati e in cuor suo probabilmente spera che l’arrivo dei trainer militari rappresenti il primopasso verso un intervento diretto della Nato, che mercoledì notte e ieri ha bombardato vicino Tripoli e in altre località  uccidendo diversi civili, secondo quanto ha riferito dalla tv di stato libica. Tuttavia i 25 milioni di dollari di «aiuti non letali» garantiti dagliUsa, l’impiego di razzi anticarro «Milan» (Made in France) regalati dal Qatar e l’invio a Bengasi degli addestratori militari, difficilmente daranno ai rivoltosi la spinta necessaria per sbaragliare le truppe fedeli al colonnello Gheddafi. Misurata rimane accerchiata mentre a sud-ovest, ad Ajdabiya e Brega, gli aerei della Nato non riescono più a distinguere con certezza i reparti governativi. Abbandonati imezzi corazzati e i blindati per il trasporto delle truppe – bersaglio fin troppo facile per i caccia francesi, britannici, danesi, norvegesi, belgi e canadesi – ora i soldati si spostano come i ribelli sui pickup, rapidi e facilmente manovrabili per una guerra nel deserto che sia annuncia piuttosto lunga come ha ammesso la portavoce dell’Alleanza Atlantica, Oana Lungescu. «Tutti sono d’accordo sul fatto che non può esserci una soluzione militare a questa crisi… questa missione (Nato) serve a tenere alta la pressione per arrivare ad una credibile soluzione politica », ha spiegato Lungescu. E cominciano anche ad affiorare le prime significative crepe nel consenso al Cnt espresso subito da vari paesi. Il ministro degli esteri olandese Uri Rosenthal ha commentato che la scelta fatta da Italia, Francia eQatar di riconoscere il Cnt libico «non è la strada giusta». «Il governo olandese non intende seguire francesi e italiani sulla strada del riconoscimento del Cnt», ha detto oggi Rosenthal durante una conferenza stampa congiunta col segretario di Stato Usa Hillary Clinton. In ogni caso il regime non sta a guardare emette in guardia dall’invio in Libia di truppe straniere. «Se la Nato arriva aMisurata o in qualsiasi altra città  della Libia, noi le scateneremo l’inferno contro. Faremo dieci volte peggio di quanto accaduto in Iraq», ha detto il portavoce del governo, Ibrahim Mousa. «Stiamo armando l’intera popolazione, ma non per combattere gli insorti – ha precisato Moussa – È la Nato che stiamo combattendo e se la Nato crede di arrivare e occupare le città  della Libia sappia che non sarà  affrontata dall’esercito, ma dalle tribù e dai giovani libici». Da parte sua la televisione di stato libica ha messo in guardia oggi l’Italia, la Gran Bretagna e la Francia e gli «altri stati neocrociati» per aver inviato addestratori e consiglieri militari in Libia. «Questi Paesi devono stare attenti alle conseguenze di una simile decisione», ha scritto in una nota il ministero degli esteri di Tripoli che ha lanciato nelle ultime ore una controffensiva diplomatica, sapendo che il fronte del sostegno ai ribelli non è compatto. La Nato ha imposto in Libia un vero e proprio «embargo marittimo » che non si limita solo alle armi e alle apparecchiature militari così come previsto dalle risoluzioni dell’Onu ma si ripercuote anche su rifornimenti di prima necessità ,mettendo così in ginocchio la popolazione civile, ha denunciato il ministero degli esteri di Tripoli. L’Alleanza «proibisce alle navi libiche di muoversi persino nelle acque territoriali per scopi ordinari», come il trasporto di carburante e lo svolgimento delle normali attività  di pesca, «sulle quali contano i pescatori libici per il proprio sostentamento». Le forze navali della Nato ieri hanno bloccato una petroliera libica, scatenando le proteste di Tripoli. Nelle stesse ore forze ribelli hanno occupato un posto di frontiera, che divide il paese dalla Tunisia, controllato dai soldati fedeli a Muammar Gheddafi.

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