Ventimiglia, a decine sui sentieri di montagna. E c’è chi punta sulla Svizzera

by Editore | 31 Marzo 2011 7:02

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VENTIMIGLIA – Due volte Anis Zoryani ha cercato di arrivare a Nizza, persino tentando la via della montagna: il vecchio “Passo della morte”, un sentiero in mezzo alle rocce, arrampicato a picco sul mare di Ventimiglia, che i “passeur” utilizzavano per condurre chi si rifugiava in Francia durante il periodo fascista. «Ho fatto 35 chilometri a piedi, cinque ore di cammino sotto la pioggia – racconta il tunisino che ha pagato 500 euro per la traversata fino a Lampedusa – alle cinque del mattino siamo scesi verso Nizza, in periferia siamo stati sorpresi dalla gendarmeria, che ci ha tenuti in cella due giorni, poi ci ha riportato oltre il confine e consegnato alla polizia italiana». Da un paio di giorni i circa 200 clandestini che bivaccano nella stazione di Ventimiglia hanno abbandonato le speranze di entrare in Francia dalla ferrovia, dalle strade statali, dai passi doganali. Li vedi lungo la strada che va verso le frazioni di Grimaldi e Mortola, poi salire dietro la caserma della Finanza. «Sono tanti…», dice Massimo Barroero, che agli immigrati ha regalato bottiglie di acqua minerale. Si sale tra le fasce di ulivi, poi tra i dirupi scavati dall’acqua. «Io in quel sentiero ci vado a caccia e da qui rimane un’ora e mezza di cammino a piedi – spiega Massimo di Rocco, che abita a Grimaldi – poi si arriva nella recinzione che segna il confine, c’è un buco nella rete. Se sbagli un passo, fai un volo di 200 metri. Meglio arrivare a Breuil, vicino a Limone Piemonte, e da lì cercare di eludere la sorveglianza della polizia francese passando dai boschi, ma se non hai qualcuno che conosce i posti non ci arrivi». I “passeur” di una volta ormai sono tutti morti o diventati vecchi: «Quello che nel ‘32 ha portato Sandro Pertini con la barca a Nizza, non c’è più», ricorda un anziano del posto. A piedi, lungo la ferrovia, dagli scogli sul mare, in treno o in taxi, non si sconfina. I passi sono vigilati da decine di gendarmi, che respingono chiunque sprovvisto di documenti. In tutta la giornata di ieri, in territorio italiano ne sono stati riportati 70. Protesta il presidente della Regione, Claudio Burlando: «Ogni nazione dovrebbe farsi carico di una quota di immigrati». «Una situazione surreale – aggiunge il ministro dell’Interno Maroni – siamo in area Schengen e si ripristinano le barriere». Maroni assicura di incontrare il suo collega francese. Da Imperia il sottosegretario Sonia Viale annuncia che nei prossimi giorni a Ventimiglia sarà  allestito un centro di accoglienza, nell’ex parco merci delle Ferrovie. Nella stazione non rimane che affidarsi ai “passeur” di nuova generazione. Due sono stati arrestati ieri, uno aveva quattro nordafricani chiusi nel bagagliaio dell’auto. «Vedi quello lì con il cappellino bianco? Chiede 200 euro per portarci a Mentone», racconta un ragazzo che non ancora 18 anni. Il sindaco Pdl, Gaetano Scullino, dice che ormai la situazione è oltre l’emergenza, tanto che ieri sera la Cgil ha distribuito un centinaio di pasti caldi. Un’emergenza che si allunga anche altrove: come in Svizzera dove ai confini aumentano i tunisini che cercano di entrare nel Paese passando dall’Italia. Intanto il sole scende sul mare dei Balzi Rossi, riportando almeno 200 immigrati nelle sale d’aspetto della stazione. «E stasera, come tutte le sere, con il treno delle 23, proveniente da Roma, ne arriveranno altri», ricorda il sindaco.

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