Venezia, stop all’ordinanza anti borsoni

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 MILANO – E adesso potranno ripresentarsi in piazzale Roma, coi loro immensi borsoni in spalla portati dalla terraferma, con quella soma fatta di portafogli, cinture, borsellini e tracolle, senza che nessun vigile possa multarli. Il Tar di Venezia ha dato ragione a loro, agli ambulanti che nessuno, da Ca’ Farsetti a Palazzo Soranzo, dal municipio alla presidenza di Confcommercio, voleva vedere in giro per calli e campi con la loro mercanzia. Si erano inventati l’ordinanza anti-borsoni, giugno 2008, i primi in Italia richiamandosi al pacchetto sicurezza appena varato dal governo Berlusconi e a un’analoga legge regionale del 2005: «E’ vietato – recitava l’atto protocollato con numero 255264 OR/2008/399 – il trasporto senza giustificato motivo di mercanzia in grandi sacchi di plastica e borsoni nel centro storico del Comune di Venezia». Voluta dall’allora vicesindaco Michele Vianello, firmata da Massimo Cacciari, presto copiata da altri comuni in Veneto e in Italia, avversata a sinistra con tanto di accuse di «sceriffo» al sindaco filosofo, l’ordinanza prevedeva che i vigili – organizzati in apposite squadre – potessero aprire le sacche di potenziali abusivi, controllarle, sequestrare l’eventuale contenuto contraffatto insieme al contenitore, elevare multe. Tutta carta straccia, ha sentenziato mercoledì scorso la Terza sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Giuseppe Di Nunzio, che pure aveva respinto la richiesta di sospensiva presentata nell’agosto 2008. Questa volta il ricorso presentato dall’Associazione venditori ambulanti immigrati, difesi dall’avvocato Angelo Pozzan, è stato accolto. Mancavano in quel provvedimento, secondo il Tar – che già  due anni fa aveva cassato la legge regionale – i presupposti di urgenza e straordinarietà , i soli fondamenti giuridici che permettono a un Comune di legiferare in assenza di una legge dello Stato: né poteva esserlo l’ordine pubblico per un fenomeno, quello degli abusivi, «con carattere di quotidianità », come ammesso da Ca’ Farsetti ai giudici amministrativi. I vigili, in sostanza, potranno continuare a multare gli abusivi in flagranza, non processarne le intenzioni. Ballano adesso gli eventuali risarcimenti per la merce e i borsoni sequestrati dal 2008, nel caso fossero andati distrutti. E una richiesta di annullamento, avanzata dall’avvocato Pozzan, dell’ordinanza dell’attuale amministrazione guidata da Giorgio Orsoni, copia carbone del provvedimento dell’allora giunta Cacciari. «Prendiamo atto della situazione, che ha aspetti su cui riflettere – commenta il sindaco – non escludendo da ultimo anche il tema dell’eventuale appello». Una grana in più, per Orsoni, alle prese con una presenza sempre più massiccia di mendicanti nel centro storico di Venezia e voglie diffuse di ronda: «Vanno segnalate le situazioni che non vanno bene, il che è diverso da pericolosi interventi di ipotetiche guardie civiche. Il monopolio della forza è dello Stato». Più sonoro lo schiaffo del Tar sulla guancia dei commercianti veneziani, grandi sponsor della lotta ai borsoni: «Cacciari – lamenta il presidente Massimo Zanon – aveva emesso un’ordinanza di buon senso: se ora l’impostazione non è ritenuta corretta, si provveda al più presto, facendo salvo il principio di base. Ma non ce l’abbiamo con gli extracomunitari, sia ben chiaro».


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