Védrine: “Quella risoluzione un successo della politica francese”

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Da navigato diplomatico, Hubert Védrine sa pesare le parole. L’ex ministro degli Esteri francese, in carica dal 1997 al 2002, non vuole entrare in polemica con l’Italia. Ma la sua precisazione conferma la linea di Parigi: avanti da soli, senza l’ombrello dell’alleanza atlantica. «La Nato – prosegue Védrine – può svolgere un ruolo tecnico, fornendo l’appoggio logistico». Lei era ministro al tempo della guerra in Kosovo guidata dalla Nato. Siamo in una situazione simile? «Soltanto perché l’intervento in Libia è dettato dalla necessità  di fermare massacri di civili, come accadde allora in Kosovo». La famosa ingerenza umanitaria, concetto già  allora controverso. «La coalizione si fa carico della responsabilità  di proteggere le popolazioni civili, un principio adottato recentemente dall’Onu e che si applica per la prima volta con la Libia. È anche grazie a questa definizione, meno controversa, che Cina e Russia si sono astenute nel Consiglio di Sicurezza, dando il via libera alla risoluzione 1973 della settimana scorsa». In poche ore, le posizioni sembrano di nuovo cambiate. «La svolta all’Onu è stato un successo storico della diplomazia francese, destinato a modificare le relazioni internazionali del futuro anche al di là  di quel che succede in Libia. Ora si tratta di calibrare le operazioni sugli obiettivi, assistiamo a una normale dialettica». A proposito, tra gli obiettivi c’è anche colpire la casa di Gheddafi? «La risoluzione prevede di fermare con ogni mezzo i massacri di civili, non di rimuovere o eliminare Gheddafi. Il cambio di regime può essere un effetto dei bombardamenti aerei, non è lo scopo diretto». E se Gheddafi rimane al suo posto? «La Francia ha chiesto un intervento perché non era tollerabile assistere impotenti alle stragi. Ma rispetto al Kosovo nessun paese prevede l’eventualità  di occupare la Libia. Quello che succederà  nel paese è affare dei libici, al massimo dei paesi arabi vicini».


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