“Tanto rumore per 15 mila tunisini, noi abbiamo accolto 163 mila profughi”

by Sergio Segio | 25 Marzo 2011 17:09

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Tunisi – Mentre i ministri dell’Interno Roberto Maroni e degli Esteri Franco Frattini concordano con i loro omologhi e con il premier Beji Caid Essersi una linea di contrasto all’immigrazione verso Lampedusa, dalla società  civile tunisina arriva un appello all’Italia e all’Unione europea a tenere in considerazione ‘l’eccezionalità ’ della crisi nordafricana. A lanciarlo è Abdeljalil Bedoui, presidente del Forum tunisino dei diritti economici e sociali. “La Tunisia attraversa un momento delicato, è in corso una rivoluzione e confiniamo con la Libia – dice Bedoui – contando esclusivamente sulle nostre forze abbiamo salvato e accolto 163 mila profughi in fuga dalla guerra, è stata straordinaria e ammirevole la solidarietà  spontanea dei tunisini verso chi ha lasciato la Libia e quindi non si capisce questo comportamento dell’Unione europea, di cui per giunta siamo un paese partner, e dell’Italia per soli 15 mila tunisini arrivati a Lampedusa. Non è una catastrofe e nemmeno una migrazione strutturale, è un fenomeno eccezionale e come tale va considerato”.

Abdeljalil Bedoui è stato a lungo membro della Lega tunisina per i diritti dell’uomo ed è uno dei ministri che si è ritirato dal governo d’unità  nazionale formatosi alla caduta di Ben Alì per protesta contro la presenza di uomini del vecchio regime. “Siamo molto inquieti e preoccupati per il sentimento razzista che rischia di diffondersi tra la popolazione italiana se si danno informazioni razziste e false – afferma – perché i nostri paesi hanno da sempre un buon rapporto storico di amicizia”. Secondo Bedoui “ è un dovere nazionale controllare le coste ma non si può contare esclusivamente sulle autorità  tunisine in questo momento, l’Italia deve considerare la specificità  della fase attuale che attraversa la Tunisia”.

Il presidente del Forum dei diritti economici e sociali ha comunicato al premier Beji Caid Essersi la posizione della società  civile tunisina, prima dell’incontro con i ministri Maroni e Frattini. “Abbiamo chiesto alle nostre autorità  di non accettare il ‘dictat’ delle autorità  italiane e di essere fermi – spiega – di non accettare un rimpatrio massivo e un ritorno collettivo dei migranti e di sospendere l’accordo sull’immigrazione con l’Italia perché è stato firmato sotto la dittatura di Ben Ali da autorità  fasciste che non tenevano conto del rispetto dei diritti umani”.

Bedoui ha condotto una ricerca congiunta con il Consiglio italiano per i rifugiati  chiamata ‘missione Tunisia – Italia’ per studiare le cause del flusso migratorio verso Lampedusa e suggerire gli interventi più adeguati. “Il profilo dei giovani che partono è sempre lo stesso – racconta – vengono dalla zona sud del paese, lavoravano nel turismo e nell’indotto collegato, nell’artigianato e nel commercio transfrontaliero con la Libia. Ora queste attività , come anche i trasporti e la ristorazione, si sono fortemente ridotte e questi giovani si sono trovati in enorme difficoltà , quindi hanno attraversato il mare alla ricerca di lavoro. Sono istruiti, solitamente diplomati e hanno già  esperienze lavorative qualificate. La Tunisia non è contenta di queste partenze perché influenzano negativamente il nostro sistema di sviluppo”. Durante la missione, Bedoui ha visitato i centri d’accoglienza in Sicilia e ha parlato con la prefettura di Palermo e con il Viminale.

“Sappiamo che a Lampedusa la popolazione è accogliente e non è razzista, ma i tunisini devono essere trasferiti in centri d’accoglienza nel rispetto dei loro diritti sanciti dalle convenzioni internazionali – continua il presidente del Forum tunisino dei diritti economici e sociali – chiediamo al ministro dell’Interno Maroni di facilitare l’arrivo in Italia di un gruppo che rappresenta la nostra società  civile per aiutare e dare assistenza e informazioni ai tunisini che sbarcano sulle coste italiane”. (raffaella cosentino)

 

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