Spettacolo, tornano i fondi ma benzina più tassata
ROMA – «Tutto è bene quel che finisce bene», chiosa con un largo sorriso il sottosegretario Gianni Letta dopo aver annunciato decisioni del consiglio dei ministri che fino a ieri parevano fantascienza: il reintegro del finanziamento allo Spettacolo con 149 milioni di euro (in dotazione perenne) e lo “scongelamento” dei 27 milioni fermati dal Milleproroghe che portano il Fus (Fondo unico dello Spettacolo) a 428 milioni di euro, più del 2010. «Si comincia a ragionare», hanno commentato i sindacati confederali che hanno subito revocato lo sciopero generale di domani. Non solo: il decreto di ieri cancella l’aumento di un euro del prezzo del biglietto del cinema, che di fatto faceva pagare agli spettatori gli incentivi fiscali per i produttori di cinema. Ora tax credit e tax shelter saranno finanziati (in modo permanente) con 90 milioni di euro. Soldi anche ai Beni Culturali: 80 milioni sull’unghia più 7 per gli istituti culturali, più una norma straordinaria per il sito di Pompei che prevede l’assunzione di 30 funzionari specializzati e 50 operai. Lo stesso provvedimento permette al Mibac (Ministero dei Beni Culturali) di assumere tecnici, archeologi e altri in proporzione ai pensionamenti e quest’anno sono 170 unità . Provvedimenti da Re Mida in tempi di tagli draconiani e restrizioni, che verranno finanziati con le accise su benzina e gasolio. «È un sacrificio piccolo che chiediamo agli italiani, ben contenti di sostenere il nostro patrimonio culturale che tutti ammirano», dice Letta. Il decreto non stabilisce quanto saranno alzate le accise, si parla di 1-2 centesimi di euro, cosa che ha già scatenato reazioni irritate dei consumatori sul web. «Ma è probabile che invece non ci sia nessun aumento», butta lì Salvo Nastasi, capogabinetto del Mibac, secondo molti con Letta, il vero artefice di questo decreto, annunciato con enfasi come “l’ultimo atto” del ministro Bondi, ieri ufficialmente dimesso e ufficialmente sostituito da Giancarlo Galan («ora bisognerà ripartire dallo 0,21 per cento del bilancio dello Stato che è quanto è a disposizione del ministero dei Beni culturali»). Il decreto, che secondo indiscrezioni avrebbe affrontato il finanziamento della missione in Libia, ha approvato altre scelte importanti: la proroga del divieto di incroci fra stampa e televisione al 31 dicembre 2012, la moratoria di un anno sul nucleare, altre risorse per le forze dell’ordine e una norma sulle tv locali per facilitare la liberazione delle frequenze in vista della gara sulla banda larga mobile tra operatori telefonici. Ma sono i finanziamenti per Cultura e Spettacolo a occupare la ribalta, dopo mesi di clamorose proteste, di parole dure delle celebrità , a cominciare da Riccardo Muti che con l’Opera di Roma e il sovrintendente De Martino si era battuto per un intervento del governo, prontamente promesso dal ministro Tremonti in persona, non più tardi di una settimana fa. Il coro di soddisfazione è unanime. «Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio», ha detto Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fai (Fondo ambiente italiano). «Non è ragionevole mortificare un intero settore», dice Paolo Protti presidente dell’Agis, l’associazione generale dello Spettacolo che con Federculture e Anci ha deciso di cancellare le tre giornate di protesta di sabato domenica e lunedì, e di chiedere già un tavolo di confronto con il nuovo ministro. «Avute le risorse, ora ci vogliono le regole», dice Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, proponendo una Costituente per la Cultura.
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