Siria, militanti: “Almeno 100 morti”. Tv: “Attese importanti decisioni Assad”

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BEIRUT -Non accenna ad allentarsi la tensione in Siria. Almeno 100 persone, secondo i militanti, sono state uccise ieri dalla polizia a Daraa, in seguito alla repressione  delle forze di sicurezza di Damasco contro i manifestanti anti-regime. Fonti mediche siriane, citate dalla tv panaraba al Arabiya, hanno invece dichiarato che durante l’assalto lanciato dalle forze di sicurezza siriane sono rimaste uccise 25 persone, tra le quali 15 residenti, di cui una bambina, una donna e un medico. Secondo il centro per i Diritti umani in Siria, però, le vittime sarebbero almeno 36. Intanto decisioni ”importantissime” saranno prese dal presidente siriano Bashar al Assad ”per soddisfare le richieste del popolo”, ha detto Bushaina Shaaban, consigliere del rais siriano, sempre alla tv al Arabiya, aggiungendo che si sta valutando la revoca dello stato d’emergenza. Il presidente Assad, ha detto ancora Shaaban, ”non ha mai dato l’ordine di sparare contro i manifestanti” di Daraa. L’emittente tv aveva in precedenza annunciato che Assad si era riunito stamani con i vertici del partito Baath, al potere da quasi mezzo secolo, per discutere come ”evitare che la Siria sia presa di mira”.

Preoccupazione dalla Farnesina.
La notizia di almeno cento persone uccise dalla polizia, “se fosse verificata desta forti preoccupazioni”, sostengono fonti della Farnesina. Il governo, si apprende, “segue attentamente” la situazione in Siria e auspica, “insieme con gli altri partner europei”, che si possano trovare “forme di dialogo tra istituzioni e società  civile” che aiutino “la stabilità  del paese”.

Ventimila persone ai funerali. Almeno 20.000 persone, secondo alcune testimonianze, hanno partecipato al funerale dei manifestanti uccisi a Daraa, in Siria, gridando slogan per la libertà : “Con il nostro cuore e il nostro sangue, ci sacrificheremo per te, martire”, hanno urlato dirigendosi dalla Moschea al-Omari al cimitero.

Gas paralizzanti contro i manifestanti. Stando a quanto riferisce il quotidiano panarabo Asharq al Awsat, che cita testimoni oculari, “le truppe anti-sommossa siriane hanno sparato cartucce di gas che colpiscono il sistema nervoso e paralizzano il corpo” contro i manifestanti.

Sul web un video con attacco della polizia
. Un video è stato diffuso su internet per denunciare l’attacco lanciato dalle forze di sicurezza siriane contro i manifestanti nella città  di Daraa. Mostrato dalla televisione araba Al Jazeera, il filmato si apre con una folla in marcia verso un cordone di polizia al grido “in pace, in pace”, quindi si sentono intensi colpi di arma da fuoco seguiti da confusione.

IL VIDEO

Militare ucciso da uomini intelligence
. Alcuni uomini dell’intelligence siriana avrebbero ucciso, con tre colpi di pistola, Kahled al-Masri, un giovane soldato che ieri si è rifiutato di prendere parte all’assalto contro la  moschea di Omari a Daraa. Lo riferisce la pagina facebook dell’opposizione siriana, ‘The Syrian revolution 2011’ spiegando che il corpo del giovane è stato consegnato oggi alla sua famiglia che abita a Talkalkh, vicino a Homs nella Siria Centrale.

Molte le persone arrestate. L’organizzazione per i diritti umani basata a Londra ha redatto “una lista di 93 persone, compresi alcuni minorenni e cinque donne, arrestate tra l’8 e il 23 marzo a Damasco, Aleppo, Banias, Daraa, Duma, Hama, Homs, Latakia, Maarrat an Naaman e Malkiya, tutte detenute in località  sconosciute”.”Il numero effettivo degli arresti potrebbe essere assai più alto”, si legge nel rapporto di Amnesty, che cita un’organizzazione siriana per i diritti umani, secondo cui “solo a Daraa, nei cinque giorni che hanno preceduto l’attacco alla moschea di Omar, sarebbero state arrestate circa 300 persone”. Il corrispondente da Damasco del quotidiano panarabo Asharq al Awsat riferisce inoltre stamani che nella sola giornata di ieri, durante l’assalto delle forze di sicurezza alla moschea al Omari di Daraa, “sono state arrestate centinaia di persone, trasferite nella prigione di Laghz, a nord” della città  meridionale.

In manette anche un giornalista
. L’attivista per i diritti umani Mazen Daruiche è stato arrestato ieri sera dalle autorità  siriane. Mazen Daruiche, 37 anni, è giornalista, presidente del centro siriano per la stampa e la libertà  di espressione e membro di Reporters sans frontières. L’organizzazione ha già  denunciato l’arresto del blogger Ahmad Hadifa, 28 anni.

Domani ‘venerdì della dignità “.
Convocate per domani una serie di manifestazioni pro-democrazia in Siria. Gli organizzatori, che hanno dato l’annuncio delle proteste in Rete, chiedono ampia partecipazione. Lo riferisce l’emittente araba Al Jazeera, precisando che i dimostranti hanno già  battezzato la giornata di domani come il ‘Venerdì della dignità ‘.

Le accuse alla Giordania. La Siria accusa implicitamente la Giordania di esser coinvolta nella “sommossa” e “negli atti di vandalismo” nel sud del Paese attribuiti a “una banda armata di infiltrati forestieri” a Daraa, teatro da una settimana di proteste senza precedenti contro il regime baatista, al potere da quasi mezzo secolo. Senza nominare direttamente la Giordania, il premier siriano Muhammad Naji al Utri ha ribadito oggi l’accusa a “parti straniere” di “sfruttare a propri fini le manifestazioni di cittadini che avanzano rivendicazioni legittime”, ma rispetto a quanto affermato ieri dai media governativi di Damasco, ha aggiunto che “paesi confinanti hanno delle agende proprie che ora iniziano a svelarsi”.

La protesta innescata dai disegni dei bambini. Le proteste scoppiate a Daraa sono state innescate dagli slogan contro il regime di Damasco scritti sui muri da alcuni bambini della città . Stando a quanto riporta oggi il Financial Times, i bambini hanno scritto gli slogan ispirati dalle immagini trasmesse in televisione sulle rivolte in corso nel mondo arabo. Un gesto punito con l’arresto dei minori, che ha poi scatenato la protesta dei familiari. Sarebbe stata questa la scintilla delle manifestazioni di piazza contro il governo in corso da giorni a Daraa, sfociate in scontri con le forze dell’ordine.


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