by Sergio Segio | 30 Marzo 2011 17:54
Le trame del complotto avrebbero come fine ultimo quello di mandare in frantumi la nazione siriana.
Davanti ai membri del parlamento – che di tanto, in tanto con tempi da perfetti coreuti lo interrompevano per esaltare le sue doti di leader – Assad ha interpretato i sommovimenti popolari come una sfida cruciale per l’unità del paese. Senza mai menzionare direttamente la tv qatariota Al-Jazeera, il figlio di Hafez al-Assad ha attaccato le tv satellitari, Internet e i social network che “attraverso montature e informazioni false mistificano la realtà “ sostenendo chi trama contro Damasco. Tuttavia, Assad ha riconosciuto che sono state commesse delle violenze nella città di Daraa esprimendo rammarico per le vittime e promettendo un’inchiesta per punire chi ha contravvenuto i suoi ordini di non aprire il fuoco contro i manifestanti.
“La Siria ha bisogno di riforme”, ha detto Assad. Il giovane presidente sa che bisogna rispondere alle richieste del popolo che chiede democrazia e soprattutto l’abrogazione delle leggi di emergenza che mantengono i siriani sotto il pugno serrato delle autorità dal 1963. Assad, ha affermato che tanto la riforma per il riconoscimento di un sistema multipartitico (al momento è riconosciuto come legale solo il partito Baath), quanto gli emendamenti per abolire la legislazione d’emergenza sono allo studio del parlamento già da qualche anno, “perché le riforme non si fanno sotto pressione, ma richiedono tempo“. Solo promesse generiche, dunque, e nulla di quanto ci si aspettava di ascoltare. Assad, deludendo le aspettative della piazza, ha scelto di camminare sul ciglio di un burrone in cui rischia precipitare l’intero paese. Il pallino è di nuovo nelle mani del popolo che, presumibilmente, già venerdì – dopo la preghiera – potrebbe dare la sua risposta al discorso di Assad.
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