Scrivere per i piccoli fa diventare grandi

by Editore | 28 Marzo 2011 5:50

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Voglio portare i profeti dell’apocalisse a conoscere i giovani lettori che incontro – bambini che amano i libri, le storie, le poesie, le opere di teatro. Bambini che fanno le domande più acute sui personaggi e la trama, sul modo in cui funzionano le parole, sul processo di scrittura, bambini con menti esplorative e immaginazioni flessibili. Vado spesso nelle scuole e chiedo ai bambini di citarmi i loro scrittori preferiti. Le mani si alzano, un’intera gamma di scrittori viene nominata. Chiedo anche: a chi piace scrivere? E di nuovo le mani si alzano – no, non in modo così spavaldo e ostentato. Bambini così ci sono. Io li incontro – tutti li incontriamo – i lettori di oggi, gli scrittori di domani, quelli che terranno viva la nostra cultura. Ogni parola scritta, ogni frase, ogni storia è un atto di ottimismo e di speranza, un puntello contro le forze della distruzione. Questo è particolarmente vero quando le parole vengono scritte per i bambini. Le storie, come i bambini, possono ristabilire l’innocenza e ricreare il mondo. Per i bambini le parole non se ne stanno ferme in righe ordinate sulla pagina. Operano nel loro corpo e nei loro sensi. Si trasformano in modo fluido in dramma, movimento, danza, canzone. E i libri che leggono e amano sono ugualmente pieni di riverberi. Allo scrittore per bambini è concesso un grado di libertà  per lo più negato agli adulti. È incoraggiato a esplorare forme che i bambini capiscono e amano ma che a molti adulti sembrerebbero troppo difficili o troppo strane. Il mondo dei libri per bambini è un luogo di abbondanza, di abbandono, di esperimento e di gioco. Libri lunghi, libri brevi, poesie; magnifiche miscele di immagini e testo; libri che non hanno nemmeno una parola; libri con i buchi; libri scritti con la voce di cani e topi; libri fatti di carta, plastica, stoffa; libri da masticare, libri che si illuminano e libri che emettono suoni. Il mondo dei libri per bambini è anche il Paese dei mostri selvaggi. Forse perché i bambini stessi sono ancora in parte selvaggi, non civilizzati, e ancora spinti a esplorare i margini più selvatici del mondo e della loro stessa mente. I bambini sono in un flusso, in un processo di cambiamento, di scoperta, di esplorazione. A differenza di molti adulti cinici, loro sanno di non sapere ancora tutto. © Ibby Italia, 2011. Traduzione di Giorgia Grilli

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