by Editore | 27 Marzo 2011 6:52
ROMA – Mauro Masi punta i piedi. Il direttore generale della Rai, dopo le indiscrezioni (riferite ieri da Repubblica) su una sua imminente uscita di scena, alza il ponte levatoio e prova a resistere. Intanto smentisce sulle agenzie come «privi di fondamento» i retroscena che lo riguardano. Quindi, in alcune telefonate private, confida che l’offerta di un posto al vertice della Snam Rete Gas non gli è stata fatta, anche se non gli dispiacerebbe affatto. Ma la cosa che gradirebbe di più sarebbe di tornare a lavorare a Palazzo Chigi. Inoltre c’è il problema di garantirsi «un’uscita onorevole». Non vuole abbandonare dando l’impressione di essere stato cacciato. Questa «resistenza» del direttore generale si sposa con una certa ritrosia del premier a mettere le mani ora sul dossier Rai. Toccare gli equilibri nell’azienda a ridosso delle amministrative e con la batteria di processi che stanno per iniziare a Milano, impone la massima cautela. Anche perché il candidato più forte per la successione a Masi è Lorenza Lei, sponsorizzata da Agostino Saccà . Questa manager di area cattolico-moderata, in ottimi rapporti con Bagnasco e Bertone, potrebbe essere più attenta al Vaticano che a Palazzo Chigi. Insomma meglio un Masi oggi, ragiona il Cavaliere, che un’incognita Lei domani. Oltretutto l’attuale dg può vantare di aver riportato Giuliano Ferrara in tv, con una striscia che è diventata un martello quotidiano contro tutti gli avversari del premier. Ecco perché Masi è convinto di poter trattare la sua uscita da una posizione di forza. Eppure le cose sono in movimento. Martedì sera Giulio Tremonti è andato a Palazzo Grazioli a parlare con Berlusconi dell’ipotesi di piazzare Masi alla Snam. Magari non come amministratore delegato, ma nella posizione meno operativa di presidente. Le voci di un cambio imminente alla direzione generale si sono fatte più concrete quando Masi ha chiesto una convocazione del Cda il prossimo martedì, visto che una riunione era già stata fissata giovedì per decidere sulla direzione del Tg2. Insomma, martedì Masi potrebbe portare in Consiglio la sua scelta sul successore di Mario Orfeo: l’ultima casella riempita prima dell’addio alla Rai. L’ipotesi di un’uscita di scena di Masi viene salutata positivamente dalle opposizioni. Beppe Giulietti e Vincenzo Vita si chiedono se, con il cambio al vertice della Rai, «si chiude anche la stagione delle censure e delle molestie verso autori e programmi sgraditi al capo supremo? Oppure al candidato prossimo venturo è già stato chiesto un solenne impegno, quello che Masi non è riuscito a fare del tutto?». Roberto Rao, Udc, accende invece un faro sulle norme anti-conduttori chieste dal Pdl: «Ci opporremo in ogni modo, perché quello strumento consentirà al prossimo dg di procedere contro la libertà di informazione». Felice Belisario, capogruppo dell’Idv al Senato, se la prende invece con chi punta a spostare Masi al vertice Snam: «Quello del gas è un settore strategico che non può essere affidato a chi ha appena portato un’azienda sull’orlo del fallimento».
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