Quel labirinto chiamato nato

by Editore | 31 Marzo 2011 6:49

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Della seconda si sa che è un labirinto nel quale anche i ministri si perdono. Infatti non è corretto dire che all’Italia «è stato assegnato» un ruolo importante per la Libia perché ospita un comando Nato a Napoli o che è stato affidato il comando navale «all’Italia» per il solo fatto che un italiano ricopre un incarico Nato. È invece corretto dire che l’Italia è riuscita, in altri tempi, a conquistare posizioni di rilievo nell’alleanza anche se non sempre ha saputo sfruttarle per indirizzarne la strategia. Il massimo organo della Nato è il Consiglio Atlantico, ma chi lo dirige è il Segretario generale (il norvegese Rasmussen) che è affiancato da un Vice Segretario (l’ambasciatore italiano Bisogniero). La struttura militare è diretta da un altro organo collegiale: il Comitato Militare presieduto dall’ammiraglio italiano Di Paola. Il comandante strategico che dirige tutte le operazioni Nato nel mondo è l’ammiraglio Usa Stavridis e da lui dipendono due comandi congiunti di Forze (JFC di Brunssum in Olanda e JFC di Napoli) e un quartier generale congiunto (JHQ- Lisbona). I due JFC sono i bracci armati dell’Alleanza. Il JFC di Napoli è comandato dall’ammiraglio Usa Locklear che ha un vice canadese (il generale Bouchard) ed un capo di stato maggiore italiano (il generale De Vincenti). Nella struttura Nato i “vice” hanno una funzione di sostituzione e non di secondo in comando. Per questo non dispongono di un proprio staff e agiscono solo su delega. Il capo di stato maggiore dirige lo staff ed è il primo interlocutore del comandante. Il JFC di Napoli ha il comando delle forze terrestri a Madrid, quello aereo in Turchia, e quello navale a Napoli, diretto da un italiano (ammiraglio Veri). Locklear ha affidato le operazioni sulla Libia al suo “vice” canadese Bouchard, ma ne mantiene la regia e la responsabilità  verso il suo superiore Stavridis. Per questo il ruolo di De Vincenti, suo “chief”, è determinante. Grazie e auguri a tutti i nostri.

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