“Nel Tg1 tecniche di disinformazione”

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ROMA – «Tecniche di disinformazione» a cura del Tg1. Meglio, della direzione targata Minzolini. Dal terremoto dell’Aquila al Rubygate, passando per le escort e la parentopoli a Roma. Censure e occultamenti lungo quasi due anni sono state raccolte e raccontate dagli stessi giornalisti dell’ammiraglia Rai. In particolare, dal Comitato di redazione uscente ora che la rappresentanza sindacale della testata. Un libro bianco che prende accende i riflettori sui i 22 mesi intercorsi dall’insediamento del giornalista, giugno 2009, ad oggi. I tre componenti del cdr, Alessandra Mancuso, Alessandro Gaeta e Claudio Pistola sostengono sia «frutto di un lavoro collettivo» e lo presentano nella sede della Federazione della stampa. C’è anche Maria Luisa Busi, silurata dalla conduzione. Si parte dal «gioco di squadra fatto dal Tg1 con Panorama, il Giornale, Libero, Kalispera, accompagnato dai costanti attacchi ad altri organi di informazione di diverso orientamento, come Repubblica». Poi proseguono col lungo elenco: «Il diverso trattamento riservato al Rubygate e all’inchiesta sulla casa di Montecarlo: nel primo caso non sono state mai raccolte le indiscrezioni, nel secondo sì. La politica ridotta a pastone, la campagna sugli sprechi in Sicilia, dopo il passaggio del governatore Lombardo al terzo polo, e invece il silenzio sulla parentopoli di Alemanno. Gli oltre 40 servizi dedicati alla trattativa Stato-mafia con l’ossessività  nel ricordare che Ciampi all’epoca era premier e Scalfaro presidente della Repubblica. Il silenziatore messo alle critiche contro il governo, ai precari della scuola, alla posizione della Cgil sulla Fiat, alla protesta delle donne del 13 febbraio. È stato imposto il silenziatore alla Cei e al Vaticano – proseguono i giornalisti – per esempio sul Rubygate e sull’immigrazione. E poi è sparito il diritto di replica: nella campagna contro Saviano, nella polemica con gli eredi di Croce, non è stato mai ascoltato lo scrittore». Il libro bianco «è l’ennesima dimostrazione dello stato mortificante al quale è ridotto il Tg1» commenta Pardi dell’Idv. Per il democratico Merlo «è evidente che qualcosa non funziona». Tutto il centrodestra si schiera col direttore, dal capogruppo Pdl Cicchitto a quello dei Responsabili, Sardelli, fino al neo ministro Romano. Minzolini non scende nel merito ma ribatte a muso duro: «È una cosa paradossale, singolare, assurda. Sono malati di un’ideologia finita da un pezzo. Nel Tg1 di fazioso c’è solamente il cdr uscente e lo dimostra il risultato delle ultime elezioni interne».


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