“In Europa il mercato è libero le norme antitrust tutelano tutti”

by Editore | 24 Marzo 2011 8:20

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ROMA – «Sgombriamo il campo da un equivoco: in Francia non c’è nessuna legge che difenda le aziende nazionali, né potrebbe per i vincoli europei. E proprio il quadro comunitario di antitrust, libero mercato e trasparenza, garantisce le operazioni finanziarie». Jean-Paul Fitoussi, l’economista francese che più conosce il nostro paese, docente all’Istituto di studi politici di Parigi e alla Luiss, membro dei board di Telecom e Intesa, legge con noi il decreto antistranieri e chiarisce: «Non si possono fermare le scalate per decreto. Serve piuttosto un atteggiamento attivo del governo». Non a caso Tremonti dice di ispirarsi al modello transalpino. «Bisogna intendersi. Il modello in questione non dev’essere una norma che blocchi gli stranieri ma una linea governativa di comportamento, di azione proattiva, in grado di sostenere le industrie. Il tutto nel quadro delle normative Ue. Non c’è altra via per salvare i campioni nazionali. Detto questo, ci sono diversi punti del decreto che mi lasciano perplesso». Quali? «Uno fra tutti: temo che l’approvazione governativa per dare il via ad un’acquisizione incorrerà  nelle incompatibilità  europee. Ogni paese si ingegna a trovare metodi di difesa ma non è facile. Neanche in Francia. Ha mano più libera chi viene da fuori come l’indiana Mittel che ha comprato l’Arcelor». Ma è vero che la francese Amf può verificare chi è l’acquirente estero e eventualmente contestarlo? «Sì, ed è giusto dare analoghe facoltà  alla Consob. Rientra nel concetto di proattività . Ad essere premiati sono i paesi con i governi forti, decisi, grintosi. La Francia ha da quattro secoli, dai tempi di Colbert, un governo che mira ad espandere la ricchezza del paese. È una questione di storia, tradizione, cultura. Il fatto che ci siano tante aziende statali, da Edf a France Telecom, è un’espressione di questa mentalità , così come la fusione imposta a Suez e Gaz de France per schivare l’offerta Enel». La Consob ha imposto a Groupama di fare due opa su Premafin e Fondiaria. È un esempio di governo proattivo? «Certo. Ma ci sono casi in cui il rapporto Italia-Francia non c’entra nulla. Prendiamo la vicenda Geronzi-Bollorè: è una lotta di potere personale. Altre volte le società  stesse trovano un accordo, come Acea-Suez o Edf-Edison. Il fatto è che i gruppi francesi hanno utili da record e cercano di espandersi all’estero». Siamo divisi su tutto, anche sulla Libia… «Ancora un’altra logica, la politica interna. Sarkozy ad un anno dalle elezioni sta giocandosi una chance per ricostruirsi un’immagine di coerenza e coraggio appannata da tanti errori».

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