by Editore | 31 Marzo 2011 6:21
TORINO – Marchionne accelera ancora. «Entro il 31 dicembre 2011 – annuncia – arriveremo al 51 per cento di Chrysler». Passaggio essenziale, spiega l’ad del Lingotto, «per arrivare alla quotazione che faremo concordandola con il fondo degli ex dipendenti Chrysler». Saranno infatti loro i beneficiari di un’operazione che, se andrà in porto, avrà salvato le loro pensioni. Dopo la conquista della maggioranza della società di Detroit, spiega ancora il manager della Fiat, si aprirà una fase in cui «saremo obbligati a consolidare Chrysler nel bilancio Fiat». perché a quel punto la casa americana sarà una controllata di Torino. Ma sarà anche quotata alla Borsa americana e dunque, ha ripetuto ieri Marchionne, «questo porrà un problema di governance» perché si avrebbero due diverse società , quotate sulle due sponde dell’oceano, che hanno per oggetto la stessa attività economica. A quel punto si dovrà decidere se lasciar sopravvivere l’anomalia o superarla con la fusione. Un problema che si porrà dunque all’inizio del 2012 e non prima. Per questo Marchionne dice che «sulla sede legale della nuova società non c’è una tempistica. Non ci sono scelte perché la questione non è all’ordine del giorno». Ma se davvero la sede migrasse oltreoceano? «Non ci sarebbero conseguenze per i lavoratori italiani», garantisce il presidente di Fiat, John Elkann. Si riassume in questi annunci il cuore dell’assemblea degli azionisti Fiat, l’ultima che riguarda il bilancio della società unica scissa a gennaio 2011 con lo spin off che ha diviso le attività dell’auto da quelle dei camion e dei trattori. Più che una nuova era quella iniziata ieri è un’importante fase di transizione. Perché se davvero nel 2012 arriverà la fusione con Chrysler, la Fiat spa potrebbe durare solo un anno prima di confluire nella nuova società con sede, probabilmente a Detroit. Quella di ieri sarebbe dunque una delle ultime assemblee dei soci tenuta al Lingotto. Marchionne ha presentato agli azionisti i conti di una società che è in ripresa dopo la fase più dura della crisi. Con un utile netto di 600 milioni che si confronta con una perdita di 848 nel 2009. Dati già resi noti al cda del 27 gennaio scorso. Dati che la Fiat vuole vedere in prospettiva: «Nel 2014 – annuncia Marchionne – la somma dei fatturati di Fiat spa e Chrysler dovrebbe raggiungere i 100 miliardi di euro». Siccome per quella data il fatturato di Fiat è previsto a 64 miliardi, quello di Chrysler sarà a 36. Questo significa che Fiat vale un po’ meno di due volte il socio americano. Proporzione che potrebbe essere quella di riferimento al momento della fusione. Sui temi di più stretta attualità , Marchionne ha confermato che «nonostante il casino fatto dai tedeschi, l’Alfa non si cede». Anzi «verrà valorizzata dall’alleanza con Chrysler». Il matrimonio tra Iveco e Daimler? «Non ne vedo la necessità . Sarà un altro atto di arroganza tedesca». Continua così la polemica a distanza con i costruttori di un paese che non ha mai accolto bene Marchionne fin dai tempi dell’asta sulla Opel. Quanto alle quote di mercato europeo «è vero che oggi sono basse ma saliranno con i nuovi modelli». Infine il capitolo dolente dei rapporti con i sindacati in Italia. Inutilmente i cronisti incalzano l’ad chiedendogli un giudizio sulla Fiom. Marchionne è prudente anche sulla trattativa aperta alla ex Bertone: «Dovremo concluderla – dice – con una convergenza sui princìpi già applicati a Pomigliano e Mirafiori». Una convergenza non è una fotocopia e su questo piccolo spiraglio, forse, la trattativa può andare avanti.
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