“Accoglienza e integrazione, il modello giusto”

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NEW YORK – Quest’America, che accolse e integrò 4 milioni di figli dell’Italia povera e lontana, è il modello giusto anche per noi, alle prese con gli sbarchi degli immigrati e le polemiche della Lega. E ce la possiamo fare. «We shall overcome»: chiude, un po’ a sorpresa, citando Joan Baez e Martin Luther King, Giorgio Napolitano il suo primo incontro a New York. Con questo omaggio, commosso, il presidente della Repubblica ha voluto aprire i suoi tre giorni di visita americana. «L’Italia è grata agli Stati Uniti – dice il capo dello Stato – per le opportunità  che ha saputo offrire ai nostri cittadini». Parla davanti agli italiani che contano nella Grande Mela, quasi 200 fra imprenditori, uomini di cultura, professionisti accorsi a celebrare anche qui i 150 anni dell’Unità . E non a caso riapre l’album di storia (domani sarà  anche ad Ellis Island). Perché mentre in Italia le contestazioni leghiste contro gli sbarchi spaccano il Paese, il capo dello Stato vuol ricordare come ha funzionato invece il modello a stelle e strisce. L’America è stata capace di «premiare» il duro lavoro e l’impegno. Rispedire tutti a casa non è propriamente la via che hanno seguito negli Usa. Certo, i prossimi anni non saranno facili per nessuno, e in particolare per l’Italia, ricorda Napolitano. Che però, sulla scia dell’«entusiastica partecipazione» e del «rinnovato spirito nazionale» che hanno segnato i festeggiamenti per l’Unità , è venuto a portare un messaggio di ottimismo. Con un grazie speciale anche ad Obama, che alle celebrazioni italiane ha reso omaggio. Se rinascono orgoglio e fiducia, unità  e coesione nazionale, è sicuro Napolitano, «ci sono le condizioni per superare le difficoltà ». Stamattina, l’intervento all’Assemblea generale dell’Onu, in difesa della missione anti-Gheddafi in Libia. Poi, faccia a faccia con il segretario generale Ban Ki-moon.


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