Prosegue l’avanzata dei ribelli “Il petrolio è in mano nostra ora puntiamo alla roccaforte di Sirte”

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AJDABIYA – Le forze libiche ribelli hanno preso la città  petrolifera di Ras Lanuf nel corso della rapida controffensiva iniziata ieri con la riconquista della città  strategica di Ajdabiya e proseguita oggi con il porto petrolifero di Brega, secondo quanto affermano fonti dell’opposizione. L’avanzata degli insorti ha già  superato Ras Lanuf e ha raggiunto Bin Jawad, e sta facendo retrocedere le truppe del regime fino a Sirte, città  natale di Gheddafi. Ieri in tarda serata dalla importante città  costiera venti veicoli delle truppe governative, inclusi alcuni dotati di batterie antiaeree sono stati visti abbandonare la città  portuale e procedere alla volta di Tripoli, mentre gli aerei della coalizione internazionale hanno proseguito i pesanti bombardamenti sulla direttrice costiera da Ajdabiya a Sirte. La riconquista delle tre città  (Ajdabiya sabato, Ras Lanuf e Bin Jawad ieri) è la principale vittoria per gli insorti da quando l’alleanza ha lanciato l’operazione di appoggio dello scorso 19 marzo. La conquista di Ras Lanuf – situata a 370 chilometri a ovest di Bengasi, roccaforte dei ribelli a est, e a 210 chilometri da Ajdabiya – è cruciale per gli importanti impianti di petrolio e di gas e rappresenta un nuovo colpo in quella che appare come una marcia trionfale delle forze ribelli verso ovest. Le forze di Gheddafi, da parte loro, hanno ripreso ieri il bombardamento su Misurata, città  nella parte occidentale del paese, controllata dai ribelli ma nelle cui vicinanze si erano trincerati i lealisti fino all’offensiva della coalizione di sabato. Mentre le forze del regime continuano a retrocedere verso Tripoli, la diplomazia degli Stati Uniti ha assicurato che alcuni membri del governo di Gheddafi hanno cominciato ad abbandonare il raìs. Il regime di Gheddafi ieri ha riconosciuto che gli attacchi aerei hanno costretto le forze armate a ritirarsi e ha accusato la comunità  internazionale di non essere imparziale. «L’obiettivo della coalizione è questo; non è proteggere i civili, perché sta combattendo direttamente contro le forze armate [libiche]», ha dichiarato il viceministro degli esteri, Khaled Kaim. Bin Jawad era stata la posizione più avanzata dei ribelli dell’est libico, quando iniziarono la loro avanzata verso ovest, agli inizi di marzo. Le forze leali a Gheddafi se ne impadronirono il 6 marzo. I combattimenti causarono almeno 12 morti e più di 50 feriti e segnarono l’inizio del contrattacco del regime, che portò le truppe del regime alle porte di Bengasi, bastione dell’opposizione, il 19 marzo, quando entrarono in scena le forze aeree della coalizione internazionale. Nel riconquistare la città  di Ajdabiya, i ribelli hanno messo fine a dieci giorni di assedio delle truppe libiche a quella località , incrocio di importanza strategica. È stato un duro colpo per il colonnello al comando a Tripoli, e un’iniezione di entusiasmo per questi ribelli che soltanto sette giorni fa, con i carri armati del despota alle porte di Bengasi, temevano un bagno di sangue. Ieri, a mezzogiorno, decine di insorti sparavano in aria con le loro mitragliatrici e con le batterie antiaeree. Il giubilo era irrefrenabile e il rumore assordante. Gridavano «Dio è il più grande» guardando il cielo, da cui gli aerei alleati avevano sparato all’alba i loro missili contro i militari leali al tiranno. I pochi civili che avevano resistito all’assedio erano grati per l’aiuto straniero. Senza il quale Ajdabiya oggi sarebbe ancora un inferno. Tripoli è ancora molto lontana, ma almeno è finito il calvario per Ajdabiya, una città  che si era svuotata dei suoi 100.000 abitanti. «Ci hanno circondato per diversi giorni. Entravano con le loro camionette e sparavano contro le case. La maggior parte delle donne e dei bambini è fuggita», raccontava ieri Abdalà¡, sposato e padre di un figlio. Il suo volto riflette l’angoscia quando parla dei soprusi perpetrati dall’esercito. © El Paìs/La Repubblica traduzione di Luis E. Moriones


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