Nuova stretta europea sui conti pubblici

by Editore | 26 Marzo 2011 7:28

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BRUXELLES – La crisi dei debiti sovrani è una minaccia. Bisogna accelerare i piani di risanamento e rafforzarli, raccomandano i Grandi d’Europa al termine del consiglio Ue di Bruxelles: serve una stretta sui conti; il deficit deve scendere sotto il 3%. Perciò, per il 2012 in molti paesi la manovra di aggiustamento dovrebbe essere «ben al di sopra dello 0,5% del Pil». L’indicazione riguarda gli Stati che «fronteggiano ampi deficit strutturali o hanno livelli di debito pubblico molto alto o in rapida crescita». Lo spagnolo Zapatero promette subito che prenderà  «misure aggiuntive». Il premier italiano Berlusconi, viceversa, dice solo: «Tutto bene, tutto come previsto». Eppure questa indicazione, se volessimo tradurla in termini di Pil nazionale, equivarrebbe almeno a 8 miliardi di euro. L’Italia conta di arrivare l’anno venturo ad un deficit del 2,7%; le ultime previsioni di Bruxelles (autunno 2010) indicano per il 2012 un disavanzo italiano al 3,5% a politiche invariate. Solo a metà  aprile però si conosceranno i calcoli esatti, quando il ministro Tremonti (come gli altri) dovrà  presentare un aggiornamento del programma di stabilità  con le nuove cifre e le eventuali correzioni. Certo è che l’Europa, pressata com’è dai tanti scricchiolii dei paesi euro – la Grecia, l’Irlanda e ora pure il Portogallo – vuole affrettare il rientro dei conti. Per Lisbona i partner s’attrezzano al peggio: è già  pronto un piano di salvataggio da 75 miliardi, se necessario. Ecco, in questo contesto quel «ben oltre» lo 0,5% di aggiustamento strutturale annuo, insieme al varo di un set di norme di rigore che va sotto il nome di «patto euro plus», è stato aggiunto nel negoziato tra i capi di Stato e di governo proprio per imprimere un giro di vite ai partner più indisciplinati. Non a caso il Cancelliere Angela Merkel lo definisce «un messaggio politico» ai mercati. Vi aderiscono pure sei nazioni che nell’euro ancora non ci sono, ma vogliono coordinarsi: Danimarca, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. Tra le mille norme della nuova governance c’è anche quella che obbliga i paesi euro a presentare a Bruxelles i piani di risanamento nazionali prima che siano approvati dai vari Parlamenti: è il «semestre europeo», iniziato a gennaio, voluto per meglio coordinare le politiche economiche. Per chi fuoriesce dal percorso virtuoso scattano multe e sanzioni (non automatiche). Questo è ciò che si legge sui documenti del vertice. Non è scritto invece che quel «ben oltre» è e sarà  materia di negoziato politico. Tremonti per esempio ha ottenuto che nella valutazione del debito dei paesi – e a maggior ragione dell’Italia – siano considerati anche i «fattori rilevanti». Nel caso italiano, il risparmio privato, la riforma delle pensioni, banche sane e pure un timing del debito pubblico, più orientato sulle scadenze medio-lunghe. Perciò, secondo il ministro, l’Italia ha sì un alto indebitamento, ma i «fattori rilevanti» ne mitigano la portata. L’altra notte s’è pure raggiunta l’intesa sul nuovo «fondo monetario europeo» (Esm) che dal 2013 sostituirà  l’attuale cassaforte salva-stati, usata per tamponare i guai greci e irlandesi: avrà  un capitale iniziale di 80 miliardi, diviso in 5 rate uguali, spalmate in 5 anni, come chiesto da Berlino. Per l’Italia sono1 5 tranche da 2,8 miliardi ciascuna.

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