«Fiat al 51%di Chrysler entro l’anno»
TORINO — Faremo meno mestieri, ma saremo concentrati sul mondo. È questo, in sintesi, lo slogan utilizzato da John Elkann per definire la nuova Fiat. La vecchia conglomerata non c’è più: con l’approvazione dell’ultimo bilancio, ieri a Torino da parte dell’assemblea dei soci, esattamente 110 anni e qualche giorno dopo la sua nascita, è andata definitivamente in soffitta. D’ora in poi Fiat, per usare le stesse parole di Elkann, «torna alla sua vocazione industriale» , che è quella di «fare auto e solamente auto, su più mercati e con più prodotti» . Dopo aver collocato in una società diversa, Fiat Industrial, le altre attività , la nuova avventura è già iniziata. Con un partner americano, la Chrysler, che già negli anni ’80 aveva avuto i primi approcci con Torino, come ha ricordato Elkann, rivelando lo scambio di lettere tra suo nonno, l’avvocato Giovanni Agnelli, e Lee Iacocca, all’epoca numero uno della casa Usa. E proprio l’alleanza con Chrysler è stato il tema dominante non solo dell’assemblea ma anche del successivo incontro dei vertici del Lingotto con la stampa internazionale. Dal punto di vista industriale «l’integrazione c’è già » , ha ricordato l’amministratore delegato dei due gruppi Sergio Marchionne, anche perché «più del 50%dell’attuale produzione in Usa si basa su tecnologie europee» . Entro il 2014, anno di scadenza del piano industriale, l’obiettivo dichiarato (e ribadito ieri dallo stesso Marchionne) è quello di arrivare a un fatturato complessivo, sommando i marchi di entrambi i gruppi, di 100 miliardi di euro. Resta da completare l’integrazione societaria. Al momento Fiat detiene il 25%del capitale Chrysler e attraverso due tappe successive in base agli accordi potrà crescere di un ulteriore 10%senza alcun esborso di denaro. Il primo 5%è legato all’esportazione della prima vettura Chrysler fuori dall’area nordamericana. L’altro 5%è invece condizionato alla produzione di una nuova auto con bassi consumi (non più di 40 miglia con un gallone di benzina) basata su architettura Fiat. Si tratta di un modello già individuato, che sarà prodotto con marchio Dodge e presentato nel gennaio 2012 al Salone di Detroit. Ma l’obiettivo, ribadito ieri da Marchionne, è arrivare al 51%. E il tutto dovrà realizzarsi entro quest’anno, utilizzando una serie di «call options» di cui il Lingotto dispone, ovviamente dopo aver restituito interamente il debito con i governi americano e canadese (passaggio che, ha detto Marchionne, «non ha nulla a che vedere con il processo di rifinanziamento della Fiat» ). La fine del 2011 è anche il termine più volte indicato per l’Ipo, il collocamento in Borsa, ma questa scadenza non è tassativa né fondamentale per Fiat: tutto dipenderà dalle esigenze di Veba, il fondo dei dipendenti Chrysler, che possiede oggi la maggioranza delle azioni. In ogni caso, una volta raggiunto il 51%si porrà per Fiat il problema del consolidamento ed, eventualmente, quello della sede. «Non è un problema di oggi, non è nelle nostre agende» , ha detto in proposito Marchionne, mentre Elkann ha aggiunto che in ogni caso «nulla cambierà per i lavoratori» . Riguardo, infine, al futuro degli stabilimenti in Italia, l’amministratore delegato del Lingotto ha parlato dello stabilimento torinese ex Bertone, per il quale, ha detto, «è pronto un piano di rilancio» , che «potrà partire se i principi guida di Mirafiori verranno accolti e condivisi» . Su Cassino (dove si produce tra l’altro la Giulietta) e Melfi (Grande Punto) non c’è invece «alcuna urgenza di intervenire, poiché i modelli sono ben accolti dal mercato e stiamo già lavorando sulle prossime architetture» .
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