L’Onu: 250 mila in fuga dalla Libia giallo sul barcone partito da Tripoli

by Editore | 25 Marzo 2011 7:35

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ROMA – Non si ferma l’onda migratoria. Le Nazioni Unite lanciano l’allarme: dalla crisi libica si aspettano fino a 250mila nuovi rifugiati. Lampedusa è al collasso. La gara tra trasferimenti e nuovi sbarchi è un gioco a somma zero: cinquemila immigrati restano ancora sull’isola. Non solo. L’ultima emergenza è l’acqua potabile, non ce n’è più per tutti. E all’orizzonte un nuovo allarme: si cerca nel Canale di Sicilia un barcone con circa 330 eritrei. Sarebbe partito dal porto di Tripoli. Se confermata, questa sarebbe la prima partenza dalla coste libiche, dopo il conflitto. Forse l’avanguardia di quei 50mila profughi, che il Viminale si aspetta dal crollo del regime di Gheddafi. Per il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si prevedono «nuove ondate di migranti e rifugiati» dalla Libia, che potrebbero essere dai 200 ai 250mila. Finora, l’Onu ha contato 335.658 persone che «hanno lasciato la Libia dall’inizio della crisi». Ma a Lampedusa a sbarcare sono per ora solo tunisini. Servono a poco i ponti aerei e la nave San Marco: i migranti in arrivo sono sempre di più di quelli che se ne vanno. Ieri ne sono sbarcati quasi ottocento e ne sono partiti meno di 200. Il Comune lancia l’allarme acqua: «Non c’è l’autonomia sufficiente per gli oltre 11mila presenti». Ma dalla regione Sicilia promettono da oggi «una fornitura aggiuntiva di 60mila metri cubi al mese». Non è tutto. I trasferimenti hanno fatto esplodere il caso Mineo. Ieri mattina 498 tunisini sono stati infatti trasportati nel “Villaggio della solidarietà “, che doveva essere dedicato solo ai richiedenti asilo. La reazione dei sindaci e della popolazione non si è fatta attendere: hanno cercato di bloccare l’arrivo degli immigrati. «Maroni – protesta il sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro – sta venendo meno a ogni impegno, trattando il nostro territorio con i piedi». Come se non bastasse all’orizzonte si affaccia un’altra emergenza: la paventata ondata di profughi dalla Libia. Un barcone con 330 eritrei, tra cui donne e bambini, sarebbe partito da Tripoli diretto a Lampedusa e si troverebbe in difficoltà  nel Mediterraneo. A dare l’sos è stata una donna eritrea che vive ad Agrigento e che ha parlato al satellitare con la sorella, che si troverebbe a bordo. L’emergenza immigrazione era anche sul tavolo del Consiglio europeo di ieri. Silvio Berlusconi avrebbe deciso di non puntare sulla richiesta di un coinvolgimento dell’Europa nell’accoglienza dei nuovi immigrati, accontentandosi di un aiuto finanziario, attorno ai 30 milioni di euro. E mentre il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sarà  oggi in Tunisia, continuano i distinguo al suo maxi-piano d’accoglienza: il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, avverte infatti che la città  non è disposta a ricevere nessuno. E ancora: sul fronte immigrazione, la Cassazione ha chiarito che gli extracomunitari in fuga per salvare la propria vita dalla minaccia «grave e individuale derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale», possono fare domanda per ottenere, se non lo status di rifugiato, almeno una forma più attenuata di protezione e avere il permesso di soggiorno triennale nel nostro Paese.

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