Lampedusa, primi barconi dalla Libia “Abbandonati dalle navi della Nato”
LAMPEDUSA – Arrivano i primi barconi dalla Libia ed è subito emergenza. Una carretta in avaria con circa 350 profughi, tra cui 200 donne, partita venerdì sera dalle coste libiche, ha lanciato ieri l’Sos con un telefono satellitare. Sosteneva di essere stato abbandonato alla deriva dalla nave Nato, battente bandiera canadese, che nel pomeriggio aveva prestato loro soccorso. L’unità della Nato ha detto agli immigrati che sarebbero stati portati in Tunisia. E di fronte al loro rifiuto si sarebbe allontanata.
Un altro barcone di disperati (oltre 300, quasi tutti somali ed eritrei, con a bordo molte donne e bambini) partito nei giorni scorsi dalle coste della Libia, è stato avvistato dai radar della Marina militare e viene tenuto sotto controllo da ieri mattina. A Lampedusa l’allerta è massima. La rotta delle due carrette verso l’Italia potrebbe significare che Gheddafi ha dato il via libera ai migranti ammassati nei centri di accoglienza libici. Sono migliaia di somali ed eritrei vittime dei respingimenti dello scorso anno, che si aggiungono alle altre migliaia che in questi mesi hanno attraversato il confine libico dalla parte del deserto. Se dovessero salpare in massa verso l’Italia, sarebbe l’inizio dell’esodo biblico tenuto da Maroni.
A Lampedusa la situazione è sempre più critica. Tanto che il Viminale ha messo a punto un nuovo piano di svuotamento rapido dell’isola attraverso l’utilizzo di navi passeggeri: la prima arriverà già domani per prelevare i primi 1.000 tunisini, la seconda martedì. Ieri mattina intanto è esplosa la protesta da parte dei duemila immigrati assiepati sul molo. Sono ancora tra i quattro e i cinquemila i tunisini accampati nell’isola: metà nel Centro di accoglienza dove l’aria è ormai irrespirabile, le camerate strapiene e ormai invivibili. L’altra metà sulla banchina del porto, dove gli extracomunitari bivaccano di giorno e dormono di notte all’aperto, mentre sulle collinette sopra il porto è sorta una vera e propria baraccopoli, fetida e puzzolente.
Il cibo per questi disperati viene distribuito a singhiozzo: di qui la protesta di ieri, perché il furgone che doveva distribuirlo è arrivato in ritardo. In più, nessuno ha la possibilità di lavarsi, i bisogni vengono fatti per strada e la situazione igienica peggiora di ora in ora. Situazione resa ancora più incandescente, ieri, dalla lunga attesa per il trasferimento sulla nave della Marina militare San Marco, bloccata per ore a qualche miglio dal porto. Nessuno sapeva quando sarebbe salpata e dove fosse diretta. Soltanto a sera dal ministero della Difesa e da quello dell’Interno è arrivato finalmente il via libera. A quel punto i mezzi da sbarco della nave hanno iniziato a fare avanti e indietro dalla banchina per trasportare a bordo 500 tunisini. La nave è salpata in nottata diretta a Taranto. Il centro di accoglienza di Mineo è stato scartato per la protesta dei sindaci della zona ai quali era stato assicurato che in quel centro sarebbero stati accolti soltanto rifugiati politici e richiedenti asilo. I 500 trasbordati sulla San Marco saranno ospitati in una tendopoli in corso di allestimento a Manduria, in Puglia. Altri 400 sono stati trasferiti con un ponte aereo nel sud Italia. Ma per mille che ne partono altrettanti ne arrivano. I mezzi della Guardia costiera e della Guardia di finanza non hanno tregua.
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