by Editore | 25 Marzo 2011 8:11
Da un canto è stata decisa un’azione militare, dall’altro manca ancora un ampio embargo petrolifero, per chiudere definitivamente al dittatore il rubinetto dei soldi – questo non è coerente! La solidarietà nell’Alleanza è molto importante per noi. Sappiamo quanto dobbiamo alla Nato. Nella riformulazione del Concetto strategico ci siamo adoperati affinché venisse sottolineato ancora una volta il suo impegno fondamentale: la difesa collettiva secondo l’articolo 5. Mi preme ricordare che, nonostante tutti i timori con cui noi seguiamo la situazione ed i crimini del regime di Gheddafi, la Libia non rientra nella casistica prevista dall’articolo 5. Diversa era allora la situazione in Afghanistan. L’argomento della solidarietà ha un forte peso, ma non può esonerare nessuno Stato da una decisione sull’invio delle proprie truppe. Non può essere presa solo perché altri l’hanno presa, bensì dopo avere accuratamente ponderato pro e contro, rischi e pericoli, compreso il rischio di escalation. Il nostro comportamento al Consiglio di Sicurezza è stata la conseguenza logica della nostra scelta. Non sarebbe credibile se il maggior membro della Nato in Europa prima dice sì al Consiglio di Sicurezza all’intervento militare e poi non partecipa all’applicazione concreta di questa decisione. Le violazioni dei diritti umani da parte del regime di Gheddafi rappresentano una grande ingiustizia che non lascia indifferente nessuno. Il dittatore deve andarsene e rispondere dei suoi crimini. Per noi l’alternativa all’intervento militare non è l’inerzia. Ci siamo adoperati affinché venisse coinvolta la Corte Penale Internazionale. Abbiamo spinto per sanzioni severe. Prestiamo aiuti umanitari. Vogliamo embargo petrolifero e moratoria dei pagamenti, affinché il regime di Gheddafi e i suoi uomini non possano procurarsi nuovo denaro. Ma fin dall’inizio non abbiamo nascosto il nostro scetticismo verso un intervento militare. A prescindere dalle vittime ci chiediamo cosa succederebbe se gli attacchi aerei non ponessero fine dalla guerra civile. Interverremmo poi anche con truppe di terra? Il rischio dell’escalation è gestibile? Il sostegno del mondo arabo è veramente così chiaro? La risoluzione della Lega Araba non lo era, neppure le posizioni espresse dal mondo arabo dopo l’inizio dei raid lo sono. Non vi è il pericolo di suscitare l’impressione che si tratti di un intervento dell’Occidente? Cosa comporta questo per le ulteriori evoluzioni nel mondo arabo, i movimenti per la libertà e le aspirazioni di riforma negli altri Paesi del Nordafrica? Vale il motto: Respice finem! Bada a come finirà ! Vale però anche: Roma locuta, causa finita. L’Onu ha deciso, e per tutti coloro che hanno optato per un’azione militare vi è ora una base giuridica internazionale. Mi auguro veramente che i nostri timori risultino essere privi di fondamento. Il cessate il fuoco ordinato dal Consiglio di Sicurezza è urgente. Noi non parteciperemo alla missione militare con soldati tedeschi, daremo tuttavia il nostro contributo affinché gli obiettivi della Risoluzione 1973 vengano realizzati. Il nostro no a una azione militare della Bundeswehr non significa inerzia da parte del Governo federale.
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