La geografia democratica libera i mappamondi
Alcuni con ottime intenzioni: anche Jean Piaget sosteneva che così si conferma una concezione troppo autocentrata. Ma non era Leonardo a dire, cito a memoria, che «ogni uomo si trova al centro del mondo, ed è esso stesso mondo»? Rimettiamo noi stessi allora al centro del mondo, la forma sferica del pianeta lo consente a tutti.
A lanciare quattro giorni di «Liberazione dei mappamondi dai loro supporti» è il progetto «Globo local» animato da Nicoletta Lanciano (dip.di Matematica, La Sapienza), Franco Lorenzoni (Casa-laboratorio di Cenci, Amelia), Horacio Tignanelli (min. dell’Educazione dell’Argentina), Enrica Giordano (dip. di Scienze umane Milano Bicocca, Nestor Camin (Univ. nazionale della Patagonia san Juan Bosco). Particolarmente interessati i paesi del sud del mondo. Già , perché «mettere il mappamondo sotto i nostri piedi» è un’azione che abolisce il «su» e il «giù» con cui si definiscono nord e sud, eredità delle antiche mappe appese al muro. Diciamo «salgo a Milano, scendo a Palermo»: sbagliato. Il nord è giù, come suggerisce il titolo di un arguto film francese, Giù al nord. Quelle mappe bisognerebbe stenderle in terra, prima di assumerne la verticalità fasulla.
Si parte dai solstizi e dagli equinozi. Ogni scuola, ogni laboratorio, ogni singolo che aderisce a Globolocal esporrà il suo mappamondo locale al sole durante gli equinozi (il 20 marzo e il 23 settembre 2011) e i solstizi (21 giugno e 22 dicembre 2011), orientandolo e fotografandolo. Poi invierà foto e testi raccolti a www.globolocal.net. A Roma il luogo del primo degli incontri è stato, e non è un caso, in piazza Vittorio Emanuele: nonostante qualche nuvola, moltissimi si sono fermati a discutere e a «liberare» il loro mappamondo.
Molti insegnanti o famiglie, molti d’origine straniera, e i loro omini sono stati fortunosamente attaccati nelle posizioni più diverse: ognuno ha diritto alla sua latitudine. A Milano appuntamento al Parco Trotter, ma anche a Sesto san Giovanni e a Cinisello, in una struttura dell’Università Bicocca. Festa dell’equinozio anche in Argentina, nella italofrancese Base Concordia in Antartide, in vari paesi europei. «La luna e le stelle non sono sopra di noi. È la terra a stare sotto i nostri piedi», dice un proverbio del Marocco. E dunque liberiamo i mappamondi dai loro sostegni, suggerisce Nicoletta Lanciano, mettiamo al vertice di ogni sfera terrestre la nostra città . Siamo in piedi sul mondo, esattamente come è in realtà . E se poi si orienta la sfera mettendola in asse con quella reale, parallela a quella che abbiamo sotto i piedi, potremmo osservare notte e giorno, stagioni e solstizi, fusi orari.
Il sole fa sulla terra esattamente quello che fa sulla nostra sfera. Il logo è questo, un mappamondo che sembra un pianeta del Piccolo principe su cui tanti omini osservano tanti mappamondi, tutti con la stessa luce-ombra del sole. Facile costruirlo. Basta smontare il mappamondo dal supporto e sistemarlo su una tazza o su un rotolo di scotch. Non resta che orientarlo. In alto la città in cui si è (segnata da un omino in piedi), il Polo nord rivolto a nord, il Polo sud al sud, magari leggermente inclinati sull’asse di rotazione con lo stesso angolo che propone il mappamondo fisso. Non c’è che da guardare: il sole illumina le zone dov’è giorno, l’ombra è la notte. Se si inizia a guardare a mezzogiorno, a New York è l’alba, a Calcutta il tramonto. E il movimento continua, finché c’è luce e sole. Come fossimo su una navicella spaziale a piombo sulla nostra città , sullo zenit. Ma si vede anche il polo nord sempre in ombra e il sud illuminato, d’inverno; e l’estate il contrario.
Si ragiona sulle stagioni e sul sole, sull’equatore e sui tropici… Intanto, dice Franco Lorenzoni – insegnante elementare ma anche animatore della Casa-laboratorio di Cenci – si imparano continenti e città , non è poco. L’osservazione ovviamente non basta. Perché non metterle in rete, queste osservazioni, e costruire un data base raccogliendo immagini da tutto il mondo, aperto allo scambio e alla riflessione? E’ una proposta di crowdsourcing democratico, da utilizzare poi anche nelle scuole. Il mappamondo non è che l’inizio.
Se la notte è l’ombra della terra, Lorenzoni mostra un lavoro della sua classe elementare sulle fasi della luna, ma anche sull’effetto delle ombre sul viso umano. Come sulla luna, le ombre disegnano il volto: da qui alla storia dell’arte pittorica, da Giotto al Caravaggio e ai suoi volti tagliati come una falce di luna. È questa la «didattica» vissuta, non quella subita, dice Simonetta Salacone, direttrice dell’elementare Iqbal Masih, scuola all’avanguardia del movimento contro le pessime riforme della scuola.
Il progetto è stato lanciato dall’Università di Roma, dipartimento di Matematica: un modo di resistere lavorando perché – dice Alberto Alberti, docente e dirigente scolastico – il recente taglio dei tempi di apprendimento li rende più difficili e superficiali: «Spesso produciamo, in fretta, saperi non saputi, pacchetti di nozioni codificate che non comprendiamo davvero. Ma per capire ci vuole tempo». Come quello necessario a guardare cosa fa il sole su un «mappamondo liberato».
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