Jibril, il possibile successore di Gheddafi

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Questo anonimo tecnocrate sessantenne, finora sconosciuto alle cronache, è stato per anni l’uomo chiave di Washington e Londra all’interno del regime del Colonnello Gheddafi. In qualità  di direttore dell’Ufficio nazionale per lo sviluppo economico (Nedb) del governo libico, Jibril lavorava per facilitare la penetrazione economica e politica angloamericana in Libia promuovendo un radicale processo di privatizzazione e liberalizzazione dell’economia nazionale.

Dopo aver studiato e insegnato per anni ‘pianificazione strategica e processi decisionali’ nell’università  statunitense di Pittsburgh, Jibril ha trascorso la sua vita a predicare il vangelo neoliberista in tutti i paesi arabi, per poi dedicarsi al suo Paese natale alla guida del Nedb, organizzazione governativa creata nel 2007 su impulso di “aziende di consulenza internazionali, prevalentemente americane e britanniche”.

Dai cablogrammi inviati a Washington dall’ambasciata Usa a Tripoli emerge il lavoro di lobbying che Jibril ha svolto negli ultimi quattro anni nel tentativo di convincere il regime di Tripoli – in particolare il figlio del colonnello, Said al-Islam – ad adottare radicali riforme economiche, a potenziare i rapporti economici con gli Stati Uniti (e la Gran Bretagna), congelati da decenni, e a formare una nuova classe dirigente filo-occidentale. Un lavoro che all’inizio sembrava promettente, ma che alla fine è stato bloccato da Gheddafi.

Un cablo del novembre 2008 rende conto di come Jibril suggerisca agli Usa di stare attenti alla “crescente competizione” per le risorse petrolifere libiche da parte di Europa, Russia, Cina e India, osservando che nei prossimi anni la Libia diverrà  ”più preziosa” in ragione delle sue riserve petrolifere ancora non sfruttate. Il capo del Nedb invita Washington ad approfittare delle future privatizzazioni libiche per investire anche in infrastrutture, sanità  e istruzione, e a formare giovani libici nelle università  Usa. Non stupisce che, in un successivo cablo di fine 2009, l’ambasciata americana Usa a Tripoli descriva Jibril come “un interlocutore serio che sa cogliere la prospettiva Usa”.


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